NAPOLI: Capodimonte ha nuovi amici GUIDO DONATONE* 23/11/2005, La Repubblica, Napoli
E da salutare con compiacimento la costituzione dell'associazione "Amici di Capodimonte", che ha lo scopo di promuovere e sostenere le iniziative e le attività del Museo di Capodimonte, nonché degli altri musei del polo napoletano. In un momento in cui lo Stato taglia improvvidamente anche i fondi del ministero per i Beni culturali, è quanto mai opportuno il ricorso ai privati per il reperimento di mezzi collaborando con i musei e affiancandoli "come un vero e proprio partner", secondo l'affermazione del soprintendente al polo museale, Nicola Spinosa, che potrà contare sulle capacità del presidente dell'associazione, Felice Maglione Piromallo, e del vicepresidente Gianpaolo Leonetti, al quale è anche affidato il rilancio del Museo Filangieri. Tanto più necessaria appare tale iniziativa dal momento che nuove e pesanti nubi si addensano sul futuro dei beni culturali in Italia. Lo ha denunciato Salvatore Settis su "La Repubblica" del 16 novembre. Circola infatti una proposta del potente sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Letta, che introduce il principio per cui «la gestione dei beni culturali deve essere improntata a logiche imprenditoriali che producano reddito»; e quindi lo "sfruttamento" del bene culturale presuppone che esso produca reddito in ossequio alla legge di mercato. Se non lo produce bisogna liberarsene frettolosamente modificando gli attuali vincoli che ne prevedono l'inalienabilità. In tale ottica è perfettamente coerente la sostituzione ventilata e in corso dei soprintendenti storici dell'arte con funzio-nari amministrativi, anche in vista della privatizzazione degli stessi musei. Se andranno avanti progetti di legge di tale natura sarà necessario che la società civile e le associazioni culturali, quale quella ora costituita, si impegnino per evitare che le strutture museali, a cui sono benemeritamente strette in un legame di amicizia e partneriato, non passino dalla proprietà pubblica a quella di società private improntate ovviamente alla logica del profitto e non certo ai valori della cultura, della tradizione, della memoria storica e della identità nazionale. Ora Italia Nostra non rimarrà isolata nella azione di tutela dei beni culturali tra cui gli stessi musei: assieme ad Alda Croce abbiamo espresso perplessità negli anni scorsi ad esempio per il progetto del ristorante nella Certosa di San Martino, che prevedeva l'accesso anche dei veicoli nei giardini dove un tempo i certosini si dedicavano alla contemplazione mistica. Il progetto è stato modificato, ma siamo sicuri che ora vigilerà anche la nuova associazione nel cui Consiglio è presente uno storico dell'architettura, quale Giancarlo Alisio. Confidiamo di meno nell'apporto di quegli eruditi locali, che scrivono storie apo-logetiche di un cinico predatore del patrimonio storico-artistico e soprattutto archeologico napoletano, quale William Hamilton.
*L'autore è presidente della Sezione di Napoli di Italia Nostra
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