Gelosia e voglia di distruggere: ecco la «sindrome del David» Marco Gasperetti Corriere della sera, 20 novembre 2005
Le nuove teorie della psichiatra che analizza i legami tra ansia e arte
Studio sulle reazioni dei turisti davanti al capolavoro La bellezza e il fascino mistico della Città Santa possono scatenare la «sindrome di Gerusalemme»: chi ne soffre spesso indossa vesti bianche e si identifica con personaggi biblici FIRENZE — Da secoli, davanti alla sua perfezione assoluta, generazioni di visitatori sono state sopraffatte dall'emozione. Eppure nessuno avrebbe sospettato che la bellezza e l'armonia del David di Michelangelo fossero capaci di risvegliare pulsioni ataviche, passioni indicibili e pescare nel profondo dell’Es. Vent'anni dopo la scoperta della sindrome di Stendhal una forma di incantamento che affligge alcuni turisti (un centinaio l'anno nella sola Firenze) con svenimenti, affanni e persino collassi, ecco arrivare la sindrome del David, un mix di reazioni emotive, spesso oscure, che investirebbero alcuni visitatori, soprattutto americani-La scoperta è della psichiatra e docente universitaria fiorentina Graziella Magherini, la stessa studiosa che coniò il termine «sindrome di Stendhal», meravigliando mezzo mondo non senza polemiche e dubbi. Lo studio sul David, come anche sulle tre Pietà firmate da Michelangelo, si concluderà tra un anno, ma i primi risultati sono già disponibili. La sindrome del David affonda nel profondo di ogni essere umano, nelle pulsioni, nella libido, nell'istinto di morte e di potenza. «Il David incanta per la bellezza formale intrinseca—spiega Graziella Magherini —, ma non provoca solo emozioni di tranquilla beatitudine estetica, il David può suscitare senti- menti perturbanti. Si guarda il capolavoro e ci sente forti e grandi, ma allo stesso tempo gelosi e invidiosi di questo giovane dal corpo perfetto». Poi affiorano pulsioni vandali-che. «In alcune persone analizzate — conferma la studiosa — abbiamo notato un desiderio di danneggiare la statua, un gesto per riaffermare il proprio io messo in pericolo da tanta opulenza estètica». Accanto al desiderio di distruggere affiorano anche turbamenti di natura sessuale, il David, secondo la psichiatra, promuove un'identificazione erotica molto forte. «Quasi tutti i visitatori considerano la statua l'emblema del maschio perfetto — continua la psichiatra — e nel David il sesso è offerto palesemente, con una fusione tra libido ed arte». La professoressa Magherini, che ha utilizzato anche le ricerche dello staff medico dell'ospedale Santa Maria Nuova di Firenze, ha elencato alcune reazioni emotive della nuova sindrome. Al primo posto ci sono l'attacco di panico e la perdita dei confini. Il turista si sente stordito, barcolla, teme di svenire. Subito dopo arriva un impulso vandalico. Ma insieme a questa repulsione c'è un'osmosi, quasi un amore carnale nei confronti del David, il desiderio di identificarsi con il capolavoro. «Sentimenti che non sono molto diversi da quegli attacchi di panico riscontrati nella sindrome di Stendhal, ma che hanno proprie peculiarità ancora da studiare e verificare — conclude la studiosa fiorentina — e che potrebbero portare a conclusioni interessanti e innovative». All'ospedale Santa Maria Nuova il dottor Paolo Rossi Prodi, direttore del reparto di psichiatria, conferma: «Ricoveriamo una media di tre turisti al mese — spiega —; sono per la stragrande maggioranza americani colpiti da crisi di panico. Che, dopo aver loro somministrato ansiolitici e antidepressivi, si risolvono in poche ore. Perché la maggioranza sono statunitensi? Al di là dello stress da viaggio, penso che incida anche il confronto tra una cultura artistica che non conoscono. Si trovano davanti a un mondo straordinario ma bellissimo e non reggono il confronto con questa diversità».
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