Le biotecnologie al servizio dell'arte Con l'enzima il restauro è più brillante Michela Ravalico Finanza Mercati, 19 novembre 2005
NUOVE FRONTIERE PULIZIA A TUTTO HI-TECH
L'uso di batteri e microrganismi permette di ripulire tele e affreschi evitando gli effetti deleteri dei solventi chimici. In Francia è allo studio una tecnica per ricostruire la pietra delle statue e pulire i manoscritti antichi dalle macchie
Le biotecnologie bussano alla porta dell'arte. Anzi, l'arte bussa alle porte delle biotecnologie. A differenza di quanto si crede comunemente, questa branca della scienza non tratta solo il mais transgenico o il po-modoro di San Marzano resistente all'attacco dei parassiti. E neppure ha a che fare solamente con la ricerca dì medici- " ne rivoluzionarie per la cura di malattie terribili e dolorose. L'applicazione delle particene organiche quali enzimi, proteine e micro organismi vari può rappresentare una rivoluzione anche nel restauro di statue, tele e affreschi. In Italia gli studi sono relativamente avanzati anche se le resistenze culturali da parte degù storici dell'arte e dei restauratori, non sono poche. «È difficile convincerli che una scienza come la biotecnologia, con le sue fredde regole e il suo asettico approccio da laboratorio, possa avere a che fare con la vita dei musei o delle cappelle affrescate del Cinquecento», racconta Elena Spondi, biotecnologa italiana dell’International Institute for Conservation, l'istituzione attiva in vari Paesi europei che ha il compito di unire artisti e scienziati per ottimizzare la conservazione dei beni culturali. Al di là di questa incompatibilità di pelle, i primi risultati iniziano a vedersi. Ad esempio nella pulitura di tele e affreschi. Un tempo per svecchiare dipinti imbruttiti da patine di fumo o depositi di sporco ci si affidava ai solventi. Oggi, invece, grazie a sofisti-catissimi programmi informatici è possibile tracciare la mappa enzimatica dell'opera d'arte. Una volta individuata l'origine chimica del deterioramento si può intervenire con un micro organismo ad hoc che non avrà alcun effetto collaterale sulle altre parti del manufatto. «La nostra ambizione è riuscire a creare dei cosmetici specifici per le opere d'arte - spiega Spondi - Un po' come le creme che prevengono le rughe prima ancora che si formino». La tecnologia «enzimatica» è stata applicata agli affreschi del camposanto di Piazza, dei Miracoli a Pisa. Durante la Seconda guerra mondiale, a causa di un incendio, erano stati staccati e reincollati su una parete per evitare che andassero distrutti. Poi, giunto il tempo di rimetterli al loro posto, i restauratori si sono accorti che la colla si era cementata ai dipinti, rendendo impossibile l'operazione. Grazie a impacchi di particolari micro organismi, è stato possibile separare l'affresco dalla colla senza devastare eccessivamente colori e figure. Un'altra tecnica d'avanguardia, seppur in fase di sperimentazione, è la ricostruzione della pietra. Si tratta di micro organismi che collocati nelle sbeccature e nei piccoli fori di un monumento (ad esempio una statua di marmo), col tempo rigenerano il materiale ricompattandone la superficie. Il principio chimico-organico è lo stesso che consente al corallo di riprodursi, cementarsi e ricostruirsi. In Italia non ha ancora preso molto piede, ma hi Francia ci sono gruppi di scienziati che lavorano al restauro della carta con tecniche simili, ad esempio per pulire antiche miniature dalle sbavature dell'inchiostro. «Le applicazioni sono vastissime e in Italia il vantaggio è che ci sono molte opere su cui lavorare - conclude Spondi - Non bisogna sottovalutare anche la riduzione dell'impatto ambientale che queste tecniche garantiscono. Un vantaggio per chi ci lavora e per tutti i cittadini».
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