Dal Mediterraneo riemerge l'antico faro di Alessandria Aristide Malnati Nazione - Carlino - Giorno 19/11/2005
L'equipe francese che da anni esplora i fondali è certa: si tratta proprio di una delle sette meraviglie, distrutta da due terremoti.
Straordinaria scoperta ad Alessandria d'Egitto. Archeologi subacquei francesi del Centre d'études alexandrines, diretti da Jean Yves Empereur hanno identificato nella rada dell'antico porto Eunòstos la base del famoso Faro di Alessandria. «Ora non ci sono più dubbi! — dicono gli autori dello storico rinvenimento — questo è senz'altro l'enorme basamento su cui poggiava la gigantesca struttura; e dunque i blocchi trovati negli anni passati appartengono per forza all'antica costruzione. Ora possiamo affermarlo: sui fondali alessandrini giace una delle sette meraviglie del mondo antico». Il Faro è un'immensa torre fatta costruire da Tolomeo I e terminata da Tolomeo II (siamo attorno al 275 a. C.) in un Egitto, che in seguito alla conquista di Alessandro Magno passò sotto il dominio dei greci. I lavori furono diretti da Sostrato di Cnido, famoso architetto autore di molti monumenti che in quegli anni furono eretti ad abbellire Alessandria e a farla percepire come centro nevralgico della politica e della cultura ellenistica (chiamata per questo anche cultura alessandrina): templi, santuari dedicati a nuove divinità sorte dalla sincresi tra mondo olimpico greco e pantheon egizio furono innalzati accanto a palazzi sede del potere politico e alla famosa biblioteca, sede del Mare Magnum della letteratura classica. Tra simili bellezze architettoniche spiccava il Faro, che prese il nome dall'omonima isola di 'Phàros', posta all'ingresso della rada del porto; si voleva un edificio di notevole altezza (probabilmente quasi 140 metri) visibile dal mare per parecchie miglia e quindi capace di segnalare il porto ai marinai ancora a grande distanza (fino a 10 km). Era una costruzione formata da tre torri, una sopra all'altra, a dimensioni degradanti con la più piccola che costituiva la sommità: sulla cima veniva irradiata da un sistema di specchi la luce di fuochi; erano accesi in bracieri ardenti posti in un calice di bronzo e gestiti da almeno due guardiani. Caduta poi in disuso, l'altissima torre fu distrutta da due terremoti tra l'XI e il XIV secolo e si inabissò per intero; al suo posto venne edificato il forte Qait Bey, una fortezza saracena dedicata all'omonimo sultano. Da circa 10 anni è in corso una perlustrazione sistematica dei fondali del porto alessandrino ad opera degli archeologi subacquei transalpini: accanto a statue, busti di sovrani tolemaici e delle regine loro spose, sfingi e immancabili cocci di ceramica, ecco blocchi di 60-70 tonnellate ciascuno. Agli scettici gli archeologi hanno subito fatto rilevare come l'allineamento dei blocchi facesse pensare a un crollo improvviso della struttura che essi costituivano; e come dunque fosse lecito ritenere che appartenessero al faro, inabissatosi repentinamente. Oggi l'identificazione della base non lascia dubbi: lì sotto c'è proprio il faro, che su di essa poggiava. È pronto un accurato piano di restauro per i resti del faro, voluto dal direttore del Museo Nazionale di Alessandria, Ibrahim Darwish; inoltre è stato da poco allestito un percorso di visita archeologica sottomarina, pensato anche per i principianti. |