Restauro italiano da Cartagine a Kabul Maria Calabretta Europa 19/11/2005
"Un paese vive se vive la sua cultura". Non è uno slogan, ma il grido d'allarme dei dipendenti del museo di Kabul che, attraverso uno striscione, hanno lanciato un messaggio che non può lasciarci indifferenti: la cultura è l'anima di un paese. Questo l'Italia io sa bene. Sa che il patrimonio storico e artistico di un paese identifica la sua civiltà e la sua cultura nazionale. Lo sa bene anche il ministro Buttiglione che recentemente ha manifestato la propria insoddisfazione per i tagli previsti dalla finanziaria a danno dei Beni culturali, in particolare dei musei, delle gallerie e dei parchi archeologici. E lo sanno anche gli operatori del settore, che sono costretti a lavorare facendo enormi sacrifici proprio a causa della riduzione delle risorse destinate alle attività culturali. Eppure, dietro l'immagine di un paese leader nel mondo, non solo per la sua bellezza ma anche per l'attività di coloro che assicurano la salvaguardia del nostro patrimonio storico e artistico, si nasconde tanto lavoro. Il lavoro di esperti la cui competenza è riconosciuta e apprezzata a livello internazionale. Per avere una idea di cosa i nostri tecnici sanno dare e del rigore scientifico che caratterizza i nostri interventi di restauro nel mondo, consigliamo di visitare la mostra in corso al Vittoriano intitolata L'eccellenza del restauro italiano nel mondo, aperta fino al 18 dicembre. Si tratta di una interessante iniziativa, promossa dal ministero dei Beni culturali in collaborazione con la Direzione generale della cooperazione del ministero degli Affari esteri e l'Istituto centrale per il Restauro, che racconta i numerosi interventi realizzati a sostegno del patrimonio mondiale, in luoghi di grande rilevanza culturale. Alcune delle missioni più importanti sono state effettuate in Cina, a Pechino, all'interno della Città Proibita, e nella Grande Muraglia, lunga circa 5760 km; in Iraq, al Museo nazionale di Bagdad che ha subito gravi danni durante la guerra, e a Ninive, l'antica città assira dove si trovano bassorilievi in alabastro; in Iran, a Bam, la Cittadella Fortificata, rasa al suolo nel 2003 dal terremoto; in India, a Ajanta e a Ellora; in Afghanistan, al Museo di Kabul; e ancora, in Egitto, al Museo archeologico del Cairo e alla biblioteca di Alessandria; in Tunisia, a Cartagine, per la progettazione del nuovo Parco archeologico; in Libia, a Leptis Magna e a Sabratha. La mostra è curata dall'archeologo Giuseppe Proietti. La realizzazione è di Comunicare organizzando di Alessandro Nicosia. |