Capri, a villa Fersen il museo-trasgressione Anna Maria Boniello Il Mattino, 17 novembre 2005
Villa Lysis a Capri diventerà museo del mito nel segno della trasgressione. In onore del suo stravagante proprietario, il barone Jacques Fersen, il primo museo pubblico dell'isola darà ampio spazio ai personaggi che con le loro gesta hanno contribuito al mito di Capri.
Capri. Villa Lysis diventerà il museo del mito. E quale mito è più celebrato sull’isola se non quella della trasgressione? La dimora, infatti, ospiterà cimeli e testimoniante di quanti, artisti, imprenditori o semplici avventurieri, hanno contribuito a diffondere nel mondo l’immagine dell’isola «del lusso e dei vizi». La villa che fu del barone Jacques Fersen sarà il primo museo pubblico dell’isola azzurra. Il progetto è già stato esaminato dalla commissione urbanistica del Comune di Capri e, come ha già annunciato il vicesindaco Marino Lembo, sarà portato all’approvazione del Consiglio comunale entro il mese di dicembre: in quella sede dovrà essere approvato il nuovo vincolo di destinazione d’uso sia della villa che dell’immenso parco annesso. Un piano che parte da lontano: il Comune di Capri decise di acquistare l’immobile nel 2001. Per farlo, oltre ad attingere fondi dal proprio bilancio, l’ente aprì ai privati attraverso la sottoscrizione di Boc (i buoni comunali). Villa Lysis, nota anche come villa Fersen, dunque diventerà ben presto un museo. Il progetto, firmato dagli architetti Antonio Marchitelli e Alfonso Tizzano, prevede tra l’altro la ricollocazione degli arredi che un tempo facevano parte della casa e anche l’esposizione di materiale artistico riguardante la storia e i personaggi dell’isola. Una lunga passerella di nomi che hanno contribuito a diffondere un’immagine di Capri diversa e trasgressiva che ancora resiste nel tempo da Tiberio ad oggi. Infatti, il nascente museo oltre a far conoscere e visitare la camera di Nino Cesarini, il cosiddetto «valet de chambre» del barone Fersen, o quella che era chiamata la camera cinese e che è nota anche come camera dell’oppio, punterà ad allestire un intero piano che custodirà i ricordi e le testimonianze di quel vasto mondo di artisti, intellettuali, esuli di ogni religione e nazione che avevano fatto di Capri la loro libera patria adottiva. Personaggi che hanno scritto e prodotto sull’isola, che con le loro gesta hanno anche riempito pagine e pagine della letteratura. Tra i testi che più rappresentano l’isola, quello scritto da Roberto Ciuni nel 1998 dal titolo emblematico «I peccati di Capri», è diventato una piccola antologia per chi vuole avvicinarsi alle cronache più segrete dell’isola. Così come le «Vestali del fuoco» di Compton Mackenzie, il libro scandalo in cui lo scrittore, attraverso accorti pseudonimi, tratteggiò i ritratti pubblici e i vizi privati della colonia di personaggi che vivevano sull’isola. Dalle stravaganti signorine Wolcott-Perry, eccentriche amiche di Jacques Fersen con il quale condividevano i riti pagani che avevano luogo a villa Fersen o nella grotta di Matromania, al pittore Charles Colemann, a Norman Douglas a Thomas Jerome, a Harold Trower. E persino Oscar Wilde entrerà a pieno titolo nel nascente museo di Fersen attraverso la rievocazione della sua cacciata dal ristorante del Quisisana, quando Wilde entrò in sala assieme a un suo amico e venne invitato a uscire a causa della rivolta animata da alcuni puritani inglesi che alloggiavano nell’albergo. «È nostra intenzione - dice l’assessore Lembo - presentare al presidente Bassolino l’intero progetto di valorizzazione della zona alta che va da villa Fersen a parco Astarita sino ai sentieri di via Lo Capo». «Dopo l’approvazione dell’iter tecnico - continua l’assessore alla Cultura Salvatore Ciuccio - passeremo alla fase della promozione di eventi». E il sindaco Ciro Lembo lancia lo slogan «non solo piazzetta»: «Capri - dice - deve essere valorizzata in tutti i suoi aspetti».
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