Debito, superholding da 216 mld per abbattere il debito Franco Adriano MF 16/11/2005
TREMONTI ACCELERA SULLA SOCIETÀ CHE ABBATTERÀ LO STOCK DI ALMENO IL 15 % RISPETTO AL PIL
Tra gli asset che verranno conferiti alla newco, le partecipazioni del Tesoro, beni immobili e culturali. Tra le ipotesi di denominazione quella di Fonditalia
Il ministro dell'economia Giulio Tremonti si prepara a chiudere la legislatura con un vero e proprio coup de theatre. È sua intenzione infatti accelerare sulla creazione di una «società», così viene definita per ora nelle bozze di lavoro che stanno circolando a via XX settembre (anche se tra le ipotesi di futura denominazione circola quella di Fonditalia), per abbattere il rapporto debito/pil di almeno il 15 per cento.
L'idea è quella di creare una sorta di serbatoio entro il quale oltre alle quote di debito pubblico (tra le passività) possano trovare spazio le partecipazioni azionarie del Tesoro, immobili di varia natura, crediti e perfino alcuni beni culturali.
L'ammontare complessivo degli asset su cui si sta lavorando è di 216 miliardi di euro (almeno questa è la cifra contenuta nel documento consegnato dai tecnici in questi giorni al ministro). Il portatore delle azioni sarà garantito dagli asset conferiti e lo stato gli potrà garantire un rendimento ai valori attuali di almeno il 2-2,5%.
I tempi tecnici non dovrebbero essere troppo dilatati: basterebbero sei mesi, infatti, per essere pronti per partire. L'idea di una cura shock per il debito pubblico, trasformandolo in azioni, era venuta all'ex ministro Giuseppe Guarino (in quel caso si era parlato di un'operazione di oltre 400 miliardi). Una urgenza confermata ancora ieri dagli ultimi dati emersi dal bollettino statistico della Banca d'Italia.
Il debito torna a salire e, anche se rimane lontano dal record assoluto dello scorso giugno, ha toccato a settembre quota 1.527,9 miliardi di euro, con un incremento del 2,8% rispetto ad un anno prima. Il debito degli enti locali, che rappresenta una piccola parte dell'intero debito pubblico, è aumentato dell '1,6% tra agosto e settembre, toccando quota 82.932 milioni di euro. Le regioni hanno una quota del debito pari a 31.425 milioni contro i 44.787 milioni di comuni e province. Una nota di positività è venuta ieri dal ragioniere generale dello stato, Mario Canzio, che nel corso di un'audizione alla camera ha giudicato la crescita del pil dello 0,3 per cento attestata dall'Istat come «un dato buono».
Canzio ha anche sostenuto che la sentenza della Consulta non inciderà sul patto di stabilità e sui tagli complessivi ai trasferimenti agli enti locali, «ma soltanto sulle indicazioni date alla priorità di tagli alla spesa di questi enti». Per la verità il ragioniere generale dello stato ieri è stato impegnato anche a rintuzzare gli attacchi del centro-sinistra che lo ha accusato di occultare le voci dei conti. Precisando che la responsabilità delle scelte è innanzitutto politica.
«Ho fatto i miei passi», ha poi aggiunto Canzio, «ho le mie carte: devo tutelare la mia persona e 35 anni in ragioneria.
Ho sempre fatto con fermezza, con accuratezza, la verifica delle relazioni tecniche. Ma le amministrazioni molto spesso non sono in grado di farle e quindi le scaricano sulle spalle della ragioneria, e noi lo facciamo nell'interesse paese, con lealtà». Infine, Canzio ha spiegato che l'obiettivo di deficit al 4,3 per cento sconta la mancata uscita dell'Anas dalla pubblica amministrazione e anche del mancato incasso (3 miliardi) dalle dismissioni di strade.
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