La Sovrintendente «C'è la fila per investire a Venezia» Martedì, 15 Novembre 2005 Il Gazzettino online
La Sovrintendente Codello: «Numerosi contatti, ma rischiamo di non avere tecnici per i progetti» Venezia «Se un'impresa vuole investire in restauro, di un'opera d'arte o di un monumento, per avere una carta di credito da spendere soprattutto all'estero, Venezia è la città ideale in cui investire».Parola di Renata Codello, reggente la Soprintendenza per i Beni architettonici e per il Paesaggio di Venezia. Il discorso vale non solo per le fondazioni bancarie (della città ma anche della Regione) a questo preposte, ma per le ditte private, a livello nazionale. La Soprintendenza è in contatto con alcune agenzie, di Milano, Roma e Vicenza che fanno da tramite tra l'interlocutore privato, disposto a finanziare un intervento e quello pubblico, che ha necessità di finanziamento, e tutte concordano nell'affermare che Venezia, più di Milano, più della stessa Roma è in cima alle preferenze come luogo in cui investire. Per quale motivo? «Semplicemente - risponde Codello - perché Venezia è nell'immaginario di tutti, in tutto il mondo, e non solo di un pubblico selezionato di élite». Inoltre, qui, da noi, c'à un modello operativo, in atto, ormai da decenni ed è il rapporto tra la Soprintendenza e i Comitati Privati dell'Unesco: la Soprintendenza, o meglio le diverse Soprintendenze nonché l'ufficio ecclesiastico propongono una lista di interventi, tra i quali i Comitati scelgono quali finanziare, mentre alla Soprintendenza spetta il compito della progettazione. Gli sponsor privati possono scegliere tra questa modalità o il presentare un loro progetto, fatta salva la qualità delle ditte interessate, ma in genere, per ragioni di prestigio, preferiscono la prima soluzione, anche se questo comporta il pagamento di una percentuale dell'1.5 percento sul costo del progetto.Il problema, allora, è un altro, che paradossalmente tanto più rischia di diventare grave, quanto più ci sono aspiranti sponsor. Ovvero della capacità progettuale dei funzionari della Soprintendenza non in termini di competenze, che ci sono, ma in termini di personale, sempre insufficiente rispetto alle richieste. Rischia di essere un gatto che si morde la coda, almeno che il governo non prenda atto delle risorse economiche, nel presente e ancor più nel futuro, che questo processo mette in atto e agisca di conseguenza.
Problemi di personale, a parte, come procedere sulla strada della progettazione?Il modello è quello dei fondi del lotto: non più interventi a pioggia, ma il finanziamento di un progetto ( è accaduto per le Gallerie dell'Accademia) che possa anche avere una programmazione pluriennale, ma realizzabile, in tempi certi . La possibilità di investire in più anni piace molto ai privati che in questo modo possono programmare un'efficace azione promozionale e comunicativa, obbiettivo, ancora una volta, soprattutto l'estero. Come si vede si va ben oltre lo scopo primario della tutela e della conservazione del patrimonio monumentale. La sfida è quella di inventare strutture adeguate capaci di valorizzare il bene culturale.
«Lo scandalo - conclude Codello - è che edifici di pregio come Ca' Corner della Regina o la Punta della Dogana siano lasciati nel degrado per anni. Se allora un privato, come Pinault, interviene per rivitalizzarle, sia il benvenuto».
Lidia Panzeri
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