Base Usa, il Governo chiarisca L’UNIONE SARDA 13-11-2005
La Maddalena. Chiedono di conoscere la consistenza dell’ampliamento di volumetrie a Santo Stefano
Interpellanza dei parlamentari sardi al ministro Il giorno dopo la presentazione del piano di emergenza nel caso di incidente nucleare nell’arcipelago, peraltro non particolarmente gradito dai sindaci di La Maddalena e Palau (e non solo da loro), a gettare benzina sul fuoco ci hanno pensato cinque parlamentari sardi (Luigi Zanda e Bruno Dettori della Margherita, Nino Murineddu, Rossano Caddeo e Gianni Nieddu dei Democratici di sinistra). In una interrogazione urgente al presidente del Consiglio e al ministro della Difesa, chiedono cosa ci sia di vero nella notizia riportata su un quotidiano nazionale riguardante un ampliamento segreto della base Us Navy di Santo Stefano. In realtà, l’intervento dei parlamentari è un po’ tardivo, ma serve comunque per tenere desta l’attenzione dell’opinione pubblica sul caso La Maddalena. «Il documento, denominato Milcom — scrivono — è stato discusso nel Congresso Usa. Prevede un ampliamento della base attraverso l’acquisizione dell’ex Arsenale, del tunnel deposito di armi italiane a Santo Stefano e Caprera, la costruzione di ulteriori 50 mila metri cubi e alloggi per altri 350 militari americani che si aggiungerebbero agli attuali 2500 residenti. È chiaro che un’edificazione così imponente avrebbe un impatto ambientale sull’arcipelago che è Parco nazionale». Nella nota, i parlamentari sardi citano la costituzione in mora dell’Italia da parte della Commissione europea per la mancanza di chiarimenti sull’ampliamento della base Usa e l’inadeguatezza delle centraline per il rilevamento dei dati sullo stato di salute dell’aria e dell’acqua dell’arcipelago. Per questo, Zanda, Dettori, Caddeo, Murineddu e Nieddu, chiedono che il Governo riferisca al più presto in Parlamento. Insomma, il fronte anti base Usa si allarga. Per Angelo Comiti, sindaco di La Maddalena, un po’ di conforto dopo la mattinata di venerdì trascorsa a sentire il prefetto Salvatore Gullotta illustrare l’improbabile piano di emergenza. Era piuttosto contrariato il sindaco, protagonista, alla fine dell’incontro, di un accesso battibecco con il rappresentante del Governo. Al quale ripeteva, senza stancarsi, che l’unica soluzione possibile e praticabile era “l’allontanamento non della popolazione isolana o palaese, ma della base per sottomarini a propulsione nucleare”. Non era solo Comiti. A contestare il piano di emergenza, anche molto duramente, sono stati tutti gli amministratori che hanno partecipato alla riunione operativa nell’aula consiliare. L’unica consolazione è stata quella di sapere, dopo oltre tre decenni, che il rischio di incidente nucleare è reale. Ma nessuno intende più correrlo, soprattutto alla luce di un piano che presenta troppi punti oscuri. Un problema che potrebbe diventare irrisolvibile nel momento in cui la nuova banchina di 180 metri, che l’Us Navy vuole realizzare a Santo Stefano, ospiterà sei sette sommergibili dotati di reattori nucleari. Ovvero, ampliamento della base uguale dilatazione dei rischi. Banchina da 180 metri, nuovi alloggi, acquisizione dell’ex arsenale e altri 50 mila metri cubi di cemento. L’Us Navy si allarga e alcuni parlamentari vogliono vederci chiaro. Intanto, proseguono le polemiche sul piano di emergenza che non convince nessuno. |