Dibattito. Gli archeologi discutono sull'iniziativa avviata dalla Regione per un nuovo museo a Cagliari CARLO FIGARI L'UNIONE SARDA 13/11/2005
La civiltà dei sardi non inizia con i nuraghi Quali saranno i contenuti del futuro polo museale? Àtzeni: «Attenti a non lasciare fuori la preistoria»
Un nuovo museo a Cagliari? il progetto del governatore Renato Soru che vorrebbe un grande museo della civiltà nuragica e dell'arte contemporanea nell'area portuale sul fronte via Roma o a Sant'Elia affascina e fa discutere.
Su queste pagine l'assessore comunale alla Cultura Giorgio Pellegrini ha "bocciato" in partenza l'idea per un'altra struttura museale.
Che ce ne facciamo in una città già affollata di musei? Perché non utilizzare subito i 90 mila metri cubi delle Manifatture Tabacchi in viale Regina Margherita che lo Stato ha passato alla Regione?
Il sindaco Emilie Floris e il rettore-urbanista Pasquale Mistretta, invece, si sono espressi favorevolmente per un nuovo e moderno polo museale: l'uno lo vorrebbe in via Roma, l'altro a Sant'Elia. Due pareri autorevoli tra i tanti che l'idea di Soni ha suscitato e che sicuramente sarà oggetto di un approfondito dibattito culturale e politico nei prossimi mesi. Ma che ne pensano gli addetti ai lavori, cioè gli archeologi che saranno chiamati ad esprimersi sui possibili contenuti del futuro museo?
LILLIU. Il patriarca Giovanni lilliu ne sa poco o niente. Insieme all'archeologo della preistoria Enrico Atzeni è uno dei nove saggi-esperti, di "chiara fama", invitati dal governatore a far parte del comitato scientifico «al quale dovranno essere affidate la definizione e l'articolazione dell'idea progettuale del museo». Durante i recenti sopralluoghi fatti da Soni con assessori e tecnici per verificare la possibile collocazione è circolato con insistenza il nome di Lilliu come il padre-ispiratore per un nuovo museo della civiltà nuragica. «In verità so solo quello che ho letto sui giornali. Non ero presente e non conosco i termini del progetto». Il vate dell'epoca nuragica comincia a sentire il peso dei 91 anni e esce poco dalla sua abitazione. «Bisogna vedere cosa si vorrebbe mettere dentro e sarebbe il caso di dargli un altro nome per evitare confusioni con quelli che già esistenti. Comunque è utile parlarne, aprire un dibattito».
ATZENI. L'altro grande dell'archeologia sarda chiamato da Soni, è combattuto tra l'entusiasmo di creare una nuova struttura in un'area più idonea rispetto all'attuale Cittadella in Castello e il timore di dare una mazzata al panorama. «Negli ultimi decenni - sostiene Enrico Atzeni - Cagliari è stata massacrata da continui interventi edificatori che ne hanno stravolto l'immagine e il paesaggio, soprattutto sul. lungomare. E una città bellissima che deve essere rispettata. Da sempre, poi, attende di vedere una passeggiata che unisca il porto al complesso di Sant'Elia e del Poetto. Cosa succederà se si dovesse costruire un museo proprio in mezzo a questo percorso? Del resto non vedo uno spazio adatto nell'area del porto. Si rischia di fare il bis dell'errore commesso negli anni Settanta quando si creò il polo della Cittadella che oggi è assolutamente angusto e scomodo». Quale sarà il contenuto del futuro museo? Atzeni manifesta perplessità sul nome: «La civiltà dei sardi inizia millenni prima dell'epoca nuragica che e un continuum dell'evoluzione delle varie culture preistoriche e protostoriche. Culture, si badi bene, di importanza mondiale perché hanno lasciato tracce megalitiche che fanno pensare a grandi civiltà». Atzeni lascia aperto il dibattito a un maggior approfondimento in sede tecnica. Vede bene, comunque, un grande e unico museo che raccolga e ordini le varie collezioni sparse nella Cittadella. SANTONI. Abbottonato e diplomatico il soprintendente alle antichità Vincenzo Santoni. «Non voglio esprimermi su un argomento complesso, ci saranno modi e sedi più appropriate». Sin qui il funzionario, poi emerge l'animo dell'archeologo e qualcosa si riesce a strappargli: «Non condivido il progetto, così come è stato annunciato, perché non vedo il nesso tra l'antico e il contemporaneo e in particolare perché si escluderebbe tutto quello che c'era prima del nura-gico, cioè la preistoria e la protostoria di cui abbiamo tracce importantissime. Cagliari - sottolinea Santoni - ha bisogno di amare le proprie risorse archeologiche, come la Cittadella e i tanti siti. Una volta che amerà i suoi tesori potrà inventarsi un nuovo museo. In una città come il capo-luogo i musei non sono mai troppi, ma ricordiamoci che fra breve si comincerà a costruire anche quello di Tuvixeddu».
TANDA. L'erede della cattedra di Lilliu nell'ateneo cittadino è la sassarese Giuseppa Tanda: è favorevole di massima purché gli archeologi siano coinvolti. «Per ora non ne sappiamo niente. Attenzione a che ciascuno svolga il proprio compito. Se si vuole fare un museo dell'antichità non si può partire dalla civiltà nuragica. E poi attenzione alle competenze: un archeologo classico conosce il periodo greco-romano, ma poi non vede ciò che c'è sotto. Cagliari, comunque, è il ca-poluogo e meriterebbe un grande museo. Cosa metterci dentro non è un problema, basta pensare che alla Cittadella sono esposti solo un decimo dei centomila reperti di cui disponiamo».
TRONCHETTI. «Il primo nodo per una struttura moderna è il parcheggio» dice Carlo Tronchetti, direttore del museo nazionale della Cittadella: «Guardate cosa succede da noi? Bisogna pensare a una vasta area per creare situazioni di accoglienza, posti di ristoro, spazi articolati, senza essere vincolati dalle costruzioni esistenti come capita in Castello o capiterebbe in via Roma. La città oggi conta sulla Cittadella, l'Exma, il Lazzaretto, le tante collezioni universitarie, la Galleria comunale che è un vero gioiello. Insomma, c'è un affollamento che genera confusione e il rischio di ripetitività. A mio parere - aggiunge Tronchetti - un grande museo sulla storia della Sardegna antica e moderna dovrebbe sorgere in un'altra zona ad alto interesse turistico come, per esempio, Oristano che ha solo l'Antiquarium. L'alternativa per Cagliari - conclude il direttore - è di puntare su un grande e unico museo. Ma qui si aprirebbero altri problemi burocratici perché lo Stato dovrebbe passare le sue collezioni alla Regione e al Comune. Quanti anni occorreranno?»
MUREDDU. Contraria a un nuovo museo è Donatella Mureddu, una delle più attive archeologhe della Soprintendenza: da anni, con la collega Donatella Salvi, è impegnata nei numerosi scavi sparsi nella città. «Il problema non è se farlo o no, perché oggi è maturata una sensibilità diversa della gente sulla valorizzazione e finzione della propria cultura» dice la Mureddu: «II grande museo è anacronistico, mentre negli ultimi tempi si è puntato a valorizzare le piccole realtà del territorio. Ebbene, mentre i tagli della Regione rischiano di far chiudere o bloccare tutte queste iniziative locali, dall'altra si pensa in grande. Bisognerebbe operare per far funzionare e aprire i musei del territorio, metterli in "rete" in modo che possano comunicare e interagire tra loro, valorizzare le singole realtà che sono tante e importanti: si pensi a Sant'Antioco, Laconi o Cabras tanto per citarne alcune. E poi quale sarebbe il simbolo della civiltà antica dei sardi? I guerrieri di Cabras che hanno scatenato la polemica dell'estate?».
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