Cultura sempre più povera, istruzioni contro il suicidio Paolo Fallai Corriere della Sera - cronaca Roma 12/11/2005
I beni culturali sono l'unico «petrolio» di cui l'Italia dispone, sono le materie prime che ci consentono di vivere. Ma proprio arte e cultura sono state sottoposte in questi ultimi anni ad una costante spoliazione di risorse e alla demolizione delle norme di tutela. Ieri il Comitato per la Bellezza e l'associazione Bianchi Bandinelli hanno lanciato un appello: andare avanti così è un suicidio. In realtà i temi che le due associazioni hanno voluto riportare all'attenzione, organizzando il convegno «Beni culturali e ambiente: un'Italia da rifare» sono qualcosa di più di un elenco di lamentazioni. C'è la, reazione ad, una filosofia che valuta «la cultura e i suoi, beni solo se sono produttivi». E a un complesso di azioni, portate avanti dal governo di centrodestra, che «rendono di fatto vendibili gran parte dei beni culturali, con l'obiettivo neanche troppo nascosto di racimolare denaro». Il paradosso che il convegno ha cercato di dimostrare è «che si cerca di fare cassa distruggendo l'origine della ricchezza». Perché mentre le Soprintendenze sono state progressivamente spogliate di competenze e fanno fatica a garantire perfino le aperture delle aree museali, il turismo culturale è l'unica voce che continua a registrare un costante attivo: Roma vanta un più 10 per cento nelle presenze turistiche, secondo solo al più 15 per cento raggiunto da Pompei. Due soprintendenze si trovano nella stessa posizione anche in un'altra classifica, quella della mancanza di personale. «Tagliare i finanziamenti - ha detto Vittorio Emiliani - rattrappire ancor più gli investimenti, chiudere parzialmente i musei, vuol dire togliere propellente al solo turismo che va. Un suicidio, anche da impunto di vista esclusivamente economico». La spoliazione dei beni a disposizione della cultura raggiunge aspetti grotteschi quando i fondi provenienti dalle estrazioni del Lotto, voluti dall'allora ministro Veltroni quale con- tributo straordinario ai restauri, finiscono per pagare la carta delle fotocopiatrici. C'è come uno stupore sgomento, nelle dichiarazioni di Giuseppe Chiarante, presidente dell'associazione Bianchi Bandinelli, quando chiede «una rottura netta con il passato». O lo sdegno di Emiliani che si scaglia contro la «deriva commerciale da contrastare in ogni modo». I responsabili delle due associazioni hanno voluto mettere a disposizione dei partecipanti al convegno una puntigliosa analisi dello stato dell'arte. Un paese che in pochi, anni è stato «bombardato» da una pioggia di condoni e dove in mezzo secolo ci siamo «mangiati» 12 milioni di ettari di buona terra, mentre veniva spalmato cemento e asfalto e l'edilizia «è la sola attività che galoppa». Un atto di accusa nei confronti della politica culturale del centrodestra - in particolare per i contestati contenuti del «Codice Urbani» e della legge delega per l'Ambiente - ma anche un preoccupato promemoria per il centrosinistra: «La strategia messa in atto fino ad, oggi non può essere corretta, -ha detto Emiliani - e tanto meno imbellettata. Non è possibile venire a patti con la Patrimonio SpA, con il silenzio assenso, con la anienabilità del patrimonio pubblico, la privatizzazione mercantile dei Musei, la commercializzazione dei Parchi». Il messaggio per l'Unione e per Prodi è chiaro. |