"Rivoli, un esempio per il Louvre" Marina Paglieri La Repubblica - Torino, 04/11/2005
IL CASTELLO di Rivoli come esempio da seguire per il Louvre. Il direttore Ida Gianelli è stata chiamata a far parte della commissione incaricata di affidare ad artisti internazionali la realizzazione di opere per il prestigioso museo di Parigi. Che intende mescolare antico e moderno, cedendo, tra Leonardo da Vinci e van Dyk, tra Poussin e Goya, alle suggestioni del contemporaneo.
Signora Gianelli, è soddisfatta? «Sono soprattutto onorata, come è ovvio. Il 15 dicembre è stata fissata la prima riunione, è ancora tutto da decidere. Mi ha scritto il direttore Henri Loyrette: si è trattato di una lettera interlocutoria, ma quello che mi è parso chiaro è che guardano con attenzione al Museo di Rivoli, come esempio di una buona integrazione tra antico e contemporaneo. Per loro si tratta di intraprendere una nuova politica, finora l'arte di oggi non era presente nel museo. Intendono inserire le nuove opere lungo i percorsi di vista, in mezzo alle antiche, e allo stesso tempo acquisirle, creando una specifica collezione. Oltre a me ci sarà il direttore del Centre Pompidou Alfred Paquement, poi forse altri, ma su questo non sono informata».
Perché hanno chiamato proprio lei? «A parte il fatto che già partecipo alle scelte in materia di acquisizioni della Tate Modern di Londra e del Museo Serralves di Porto, credo che la scelta sia dovuta al fatto che di recente abbiamo concluso i restauri delle sale settecentesche del Castello, dove già erano state collocate le opere contemporanee. Proprio questa armonia fra antico e moderno interessa a loro, e proprio in questa direzione andrà la scelta degli artisti da invitare».
Non crede che questo sia anche un riconoscimento per Torino, città dell'arte contemporanea? «Ci sono sempre più conferme sul fatto che Torino sia l'unica città in Italia che lavora in questo campo su progetti a lungo termine, come per esempio 'Luci d'artista'. La continuità attira l'attenzione di cittadini e turisti ma anche la stima degli addetti ai lavori all'estero. Agli stranieri i grandi eventi che durano una stagione e poi scompaiono non interessano. Vedono invece con favore all'impegno portato avanti con professionalità. Il Museo di Rivoli desta attenzione all'estero perché in vent'anni ha percorso un lungo cammino, senza interruzioni: era uno spazio espositivo, ora, grazie al sostegno della Regione e della Fondazione Crt, che ogni anno spende un milione di euro per acquistare nuove opere, possiede una collezione permanente di tutto rispetto. All'estero tutto ciò viene apprezzato».
Non crede che il museo di Rivoli sia più conosciuto e apprezzato fuori d'Italia che non per esempio a Torino? «Sì, in un certo sensoè vero. Ma questo dipende dal fatto che per una serie di ragioni all'estero l'arte contemporanea è più popolare che da noi, ha molto più seguito. Qui non c'è l'attitudine a confrontarsi con le opere di oggi. Proprio per questo sono convinta dell'utilità di iniziative come 'Luci d'artista', che rendono l'arte contemporanea più vicina alla vita delle persone. Si comincia con il guardare le installazioni luminose per le strade, poi magari ci si avvicina ai musei».
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