« Atti senza senso» a Noto MARIA ANTONIA MANETTA Sicilia Siracusa, 2 novembre 2005
L'avanguardia ignorata degli anni 40, ricoperta e rispolverata per l'occasione è stata presentata attraverso la manifestazione "Atti senza senso" al teatro comunale di Noto dal Ministero per i Beni e le Attività culturali. Giocando con le parole possiamo dire che il "senso" della manifestazione è stato illustrato da una tavola rotonda a cui hanno preso parte il sottosegretario per Beni e le Attività Culturali Nicola Bono, il regista Renato Giordano con il contributo critico di Marcello Veneziani. Non si è trattato solamente di recuperare il contesto di produzione dei tre atti unici, inquadrabili nelle avanguardie teatrali promosse dai gruppi universitari fascisti, ma di riconsiderarne la libertà di espressione e di anticipazione dello spirito del tempo ritrovabili nel teatro di lonesco o nel post Brechtismo. "Quello che mi preme sottolineare -commenta Nicola Bono - è che con questa iniziativa, nata quasi per caso, si vuole ricostruire e difendere la memoria storica del nostro paese. Atti senza senso non è un'operazione revisionista ma un atto di restituzione della memoria teatrale degli italiani per gli italiani d'oggi". La storia - come sottolineato da MarcelIo Veneziani - ha poi cancellato queste sperimentazioni teatrali che testimoniavano l'effervescenza culturale in un periodo di controllo assoluto delle espressioni ra-diofoniche e cinematografiche. Rivisti oggi in una veste che ne sottolinea gli aspetti innovativi ci si accorge di come la penetrazione culturale dei tre atti unici presentati sia stata,minima ed allo stesso tempo se ne avverte l'innegabile carica satirica e grottesca. Tre in totale i testi ridati alla luce dalla regia di Renato Giordano. "La valigia" di Enrico Ribulsi , l'inedito "Un uomo sta per morire" di Turi Vasile e Alberto Perrini ed "II cavallo" di Ennio de Concini. Nel complesso ogni atto unico, come una storia a sé, fa riflettere sulla scienza, sulla vita e sulla morte mettendoci di fronte a paure e desideri, in un gioco di rimandi che va da un Pi-randello appena sfiorato ad un accenno verso il surrealismo ed il dadaismo francesi, anticipando la non logica, il non senso del teatro del dopoguerra.
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