Cda Scala, Albertini stoppa Penati Corrado Dragotto Il Giorno, 3 novembre 2005
MILANO — Si profila lunga e lastricata di sangue gruppo euro la strada che la Provincia, dopo aver conquistato con un casello-casello da record il controllo di Serravalle, intendeva percorrere per arrivare alla meta della rappresentanza nel eda della Fondazione Scala prima del rinnovo per naturale decadenza ( 16 novembre). L'assemblea dei soci convocata ieri pomeriggio s'è, infatti, espressa a maggioranza a favore dell'allargamento, a mezzo revisione dello statuto, da nove a sette dei componenti l'esecutivo (ma solo il Governo, attraverso una modifica della legge sugli ex enti lirici o un collegato alla Finanziaria, può dare il nulla osta definitivo) e del passaggio di Camera di commercio tra i soci pubblici ma ha imposto una tassa di 10,6 milioni di euro all'ingresso di Palazzo Isimbardi nella stanza dei bottoni piermariniana. Gabriele Albertini, sindaco, presidente del Cda e antagonista principe di Filippo Penati dopo la sconfìtta patita sul fronte della concessionaria di A? e Tangenziali, sembra, dunque, essere riuscito a stoppare l'avvento di Via Vivaio sul ponte di comando della Fondazione Scala. E, ieri sera, s'è gustato a freddo il dolce sapore della «vendetta, tremenda vendetta» nei confronti dell'ex segretario metropolitano dei Ds. «Macché ritorsione - hanno fatto sapere in serata dal Comune -. Semplicemente, l'assemblea ha chiesto alla Provincia di corrispondere quanto previsto per assicurarsi un posto al sole del eda. E, cioè, un versamento in un'uni- ca soluzione di due annualità dell'8% del Fondo unico per lo spettacolo, pari ciascuna a 2,7 milioni di euro, oltre a un pregresso di 5,2 milioni di euro per i quattro anni passati dall'istituzione della Fondazione in poi. In totale, sarebbero 10,6 milioni di euro.». Ma la verità è che Albertini ha pilotato le condizioni dettate dai soci attraverso una fitta serie di abboccamenti più o meno informali con i soggetti pubblici e privati chiamati a dare semaforo verde o rosso alla Provincia e a Banca Intesa (1 ' istituto timonato da Corrado Passera, partner finanziario di Penati nell'operazione Serfavalle, non figura più nella top ten di gradimento del sindaco). E il summit-aperitivo dipanatosi a Palazzo Marino prima che incominciasse l'assemblea, poi seguita da una seduta del cda, non è servito a ridurre a più miti consigli il sindaco. Albertini ha, infatti, tranquillamente ignorato che il sovrintendente Stéphane Lissner e il vicepresidente della Fondazione Bruno Ermolli gli ricordassero che pecunia non olet e che i 5,2 milioni teoricamente messi sul banco dal convitato di pietra Penati rappresentassero una boccata d'ossigeno per i conti in rosso della Scala (il cda ha approvato, ieri, il preconsuntivo 2005 con 1,6 milioni di euro di passivo) . «Non intendo concedere corsie preferenziali né sconti a Via Vivaio - avrebbe, secondo i soliti beninformati, chiuso le consultazioni il primo cittadino -. Se la Provincia vuole catapultare un suo uomo nel cda dovrà corrispondere alla Fondazione quanto previsto da statuto e normative vigenti in materia». Una trincea sulla quale, evidentemente, l'assemblea dei soci s'è attestata. Uscendo dal Pier-marini, l'assessore provinciale alla Cultura ha manifestato sconcerto. «È uno sbarramento - ha scandito Daniela Benelli (Ds) - che mostra la mancanza di volontà politica di accogliere la Provincia. Siamo stati sostanzialmente sollecitati a farci carico di quanto non erogato dalla Giunta di Ombretta Colli, che aveva contribuito alla Fondazione per poco più di 100.000 euro l'anno. Braccia aperte, insomma, non ne abbiamo trovate». Ma la prova provata dei cavalli di Frisia allestiti da Albertini è arrivata a conclusione del cda. Ermolli ha, infatti, anticipato che l'assemblea dei soci verrà convocata il 14 novembre con all'ordine del giorno il rinnovo del cda. Come dire che il nuovo esecutivo sarà ancora composto da «magnifici sette» membri. Con buona pace di Penati e di Passera, che dovranno aspettare un'eventuale cooptazione.
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