La Scala cambia le regole per entrare nel Cda Pierluigi Panza Corriere della Sera, cronaca Milano, 3 novembre 2005
Ieri il Consiglio d'ammistrazione della Scala potrebbe essere la Provincia, che però ritiene ha inviato al governo una lettera per chiedere eccessiva la quota di partecipazione richiesta, una modifica di legge che consenta di 10 milioni di euro. Polemico il centrosinistra aggiungere due membri nel Cda. Uno con la decisione assunta. Scala, dieci milioni di euro per entrare nel Cda Mortificato lo statuto, La Provincia: è un boicottaggio, Ermolli: teatro aperto a tutti nel rispetto della legge
Sì all'avvio delle procedure per l'ingresso della Provincia nel Cda della Scala, ma a un «prezzo» superiore a quello ipotizzato da Palazzo Isimbardi, da 5 a 10 milioni di euro. E' il risultato della giornata di ieri alla Scala, iniziata con l'Assemblea dei soci fondatori, che ha dato parere favorevole al passaggio della Camera di Commercio a socio pubblico (ha messo 18 milioni di euro dal '99) con diritto di nomina di un membro del Cda, ma ha anche espresso che si avviino le procedure per chiedere una modifica di legge atta a consentire il passaggio da 7 a 9 membri, per far entrare in Cda un rappresentante della Provincia. Come richiesto da Penati al sindaco in una lettera del 26 ottobre, in cui si diceva (dopo aver annunciato di aver stanziato circa 5 milioni di euro per la Scala) di essere pronto «a discutere l'apporto finanziario che la Provincia dovrà assicurare nel tempo alla Scala...» Ma ieri, quando è stato presentato il conto — ovvero 5,2 milioni di euro come quota per diventare socio permanente (negli anni passati la Provincia versava solo la quota simbolica di 100 mila euro) e 5,4 in due anni come previsto per legge (recepita ieri) per avere il diritto di nomina permanente di un membro nel Oda (la legge prevede che si versi almeno l'8% all'anno di quanto versalo Stato, quindi circa 2,7 milioni) —, all'assessore Daniela Benelli si sono rizzati i capelli. «È evidente che non c'è la volontà politica di accogliere la Provincia alla Scala. La novità di oggi è il colpo di mano dell'ultima ora con cui è stato introdotto un ulteriore sbarramento, che ha portato la quota di partecipazione di 5,4 milioni di euro previsti dalla legge a 10,6 milioni di euro. Anche alla nostra richiesta di ingresso nel Cda come membro di diritto è stato opposto un diniego, rinviandolo ad una eventuale modifica di legge che allarghi il numero dei soci da 7 a 9. Hanno blindato il governo della Scala». Il Cda, comunque, ottemperando alle richieste dell'assemblea, ha fatto partire una lettera del sindaco al ministero per i Beni culturali con la richiesta di un emendamento alla finanziaria con modifica di legge per passare da 7 a 9 membri nel Cda. Oltre alla Provincia, l'altro membro potrebbe essere Banca Intesa o un rappresentante privato. «Lo spirito della Scala è quello di includere, non di escludere», ha dichiarato all'uscita del Cda il vicepresidente Bruno Ermolli. Per questo, ha lasciato intendere, abbiamo deciso di richiedere al governo la modifica della legge «al fine di poter allargare a nove il numero dei membri del Cda». Aggiungendo che, per rispetto delle regole e di tutti, spera che «la Provincia si allinei con i contributi richiesti dai soci». Quanto ai no- mi del prossimo Cda si sapranno dopo la riunione del 14. Mentre i lavoratori hanno espresso ieri sera le loro perplessità per i previsti tagli al Fus leggendo un comunicato sindacale prima della messa in scena del Pelléas et Mélisande di Claude Debussy, la sinistra cittadina ritiene che le decisioni assunte alla Scala siano un blocco e non un'apertura. Per Nando Dalla Chiesa (Margherita) «bisogna evitare vendette sulla Scala. I rapporti tra le Istituzioni non possono essere condizionati dai rancori personali. Che tutti gli enti locali debbano entrare nel Cda della Scala è un fatto dovuto. Far pagare alla Scala le liti sulla Serravalle significa non avere il riguardo per un ente di tutti». Per i ds Emanuele Fiano e Marilena Adamo, «con un'interpretazione se non arbitraria quantomeno opinabile, il Sindaco e i Soci della Scala intendono sbarrare alla Provincia l'ingresso nel Cda. Sembra un atteggiamento da azzeccagarbugli che rischia di far perdere il contributo economico della Provincia, la cui presenza rafforza la solidità istituzionale a garanzia del suo futuro». E aggiunge la Adamo: «Sembra una finta questa proposta di allargamento ed è contro la legge considerare la Camera di Commercio un socio fondatore pubblico come Regione e Comune». Daniele Farina e Giovanni Occhi, consiglieri di Rifondazione, si esprimono «contro la politica delle esternalizzazioni dei lavori alla Scala».
|