Doppio anniversario per gli Istituti di studi filosofici e storici Remo Bodei IL MATTINO, 02-NOV-2005
IN QUESTI trent'anni dalla fondazione l'Istituto italiano per gli Studi filosofici ha svolto attività di elevato livello intellettuale e civile. Ha creato una fitta rete di scambi e di rapporti tra le principali istituzioni del mondo, proiettando la cultura italiana all'estero e mettendo in contatto il meglio della cultura internazionale con migliaia di borsisti, insegnanti e studiosi, in un periodo in cui l'università ha sostanzialmente chiuso le porte alla formazione e al reclutamento dei giovani ricercatori e il ministero dell'Istruzione non ha più organizzato sistematici corsi d'aggiomamento. Una parte consistente di queste persone si è sostanzialmente educata presso l'Istituto, rinnovando così metodi e conoscenze. Ciò è avvenuto sia nella sede di Napoli, sia in prestigiose università italiane e straniere, sia in un centinaio di scuole estive, sparse soprattutto in centri piccoli e medi del Sud. Queste ultime hanno svolto una funzione antagonistica nei confronti di fenomeni degenerativi del tessuto sociale e del sistema scolastico locale. L'Istituto, nella persona del suo presidente, l'avvocato Gerardo Marotta, ha così dimostrato come un forte e capillare rilancio culturale può aiutare a porre un freno al degrado con una spesa inferiore a quella di un solo chilometro d'autostrada o con una frazione di quel che si eroga per opere pubbliche talvolta inutili. Niente potrà ormai porre immediato rimedio al triste spettacolo dell'invecchiamento dell'università (dove l'età media dei ricercatori si aggira attorno ai cinquant'anni anni e quella dei professori ordinari attorno a sessantadue). Certo è, tuttavia, che la ormai non più giovanissima generazione degli esclusi non ha avuto molte altre opportunità di incontro e di confronto o molti altri incentivi per mantenere accesa la speranza di non sprecare la propria intelligenza e la propria vita. L'Istituto italiano per gli Studi filosofici costituisce la testimonianza della tenacia della miglior parte degli Italiani nel non volersi arrendere dinanzi alle difficoltà, di mostrare la robusta tempra di uno spirito civico che guarda all'interesse generale e che ha a cuore le sorti della filosofia e della cultura umanistica e scientifica come palestra d'intelligenza e di democrazia. E lo ha fatto anche attraverso la pubblicazione di centinaia e centinaia di volumi in diverse lingue, che riordinano e irrobustiscono la memoria del patrimonio culturale comune all'intera umanità, ma che s'indirizzano, in particolare, a un'Unione Europea che ormai comprende 25 paesi, ha 450 milioni di abitanti e si estende dal Circolo polare artico a Malta e dalle Azzorre a Cipro. Come esempi di questo sterminato numero di pubblicazioni, ricordo soltanto l'edizione critica dei papiri ercolanensi «La scuola di Epicuro»,
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