Con la legge mancia, finanziamenti a pioggia. Togliendoli alla cultura 31-OTT-2005 L’Unità
Non ci sono soldi, ma il governo ne vuole regalare un po' in funzione preelettorale.
La finanziaria e i conti attorno alla finanziaria si stanno traducendo sempre di più in un gioco di prestigio: soldi che spariscono da una parte e che ricompaiono dall'altra, questa volta una distribuzione a pioggia di euro, dall'accentuato sapore preelettorale. Succede con la cosiddetta legge mancia, relatore il senatore Riccardo Pedrizzi, presidente nazionale della consulta etico-religiosa di An, che ha proposto il rifinanziamento del tribolato provvedimento, entrato silenziosamente nel maxi emendamento della scorsa finanziaria (548 milioni in tre anni), bocciato dal voto della Camera l'estate passata. Con la legge mancia i senatori si regalano 222 milioni da assegnare nei propri collegi, il tutto attraverso un emendamento al decreto fiscale, collegato con la Finanziaria, approvato dalla commissione Finanze del Senato giovedì scorso; appena un giorno dopo che la Cdl aveva deciso di tagliare 140 milioni al fondo per la famiglia, e un giorno prima che Tremonti decidesse di varare la manovra-ter. La parola passa al Senato, che da lunedì 7 novembre esaminerà il decreto fiscale. La legge mancia fu bloccata da una campagna di stampa nel novembre del 2004, ma poi, come s'è detto, entrò nel maxi-emendamento della finanziaria, senza che nessuno se ne accorgesse. In quella occasione i parlamentari stanziarono 548 milioni in tre anni da spendere in opere nei Comuni dei loro collegi. A decidere quali sono questi interventi sono gli stessi parlamentari, attraverso una risoluzione in commissione Bilancio di Camera e Senato. Quei sòldi sono stati spesi per 300 micro-interventi (rifacimento di marciapiedi, rotatorie ad incroci stradali, restauri si piazze o di chiese, ecc) con spese tra i diecimila euro e il milione. La legge mancia è stata rifinanziata altre due volte con emendamenti inseriti in altrettanti decreti, in marzo ed in maggio, con 101 milioni in entrambe le occasioni. Infine a luglio c'è stato un terzo tentativo, per 519 milioni, ma dopo il sì della commissione Bilancio della Camera, l'aula di Montecitorio cassò l'emendamento sotto la pressione dell'opinione pubblica. Giovedì è arrivato il senatore Riccardo Pedrizzi, con un emendamento che prevede appunto il quarto rifinanziamento, per di più retroattivo: 100 milioni per il 2004 e 122 per il 2005. Approvazione con il parere favorevole del governo. Per coprire questi nuovi oneri si ricorrerà al taglio di 100 milioni del Fondo per le infrastnitture di interesse locale; i restanti 122 milioni verranno tolti al Fondo speciale per le spese in conto capitale del ministero dell'Economia, e in particolare utilizzando l'accantonamento di 117 milioni relativo al ministero dei Beni culturali. Vale a dire proprio il dicastero che aveva lamentato troppi tagli dalla Finanziaria e a cui verrebbero destinati parte dei 140 milioni sottratti al Fondo perle famiglie.
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