Valtellina, il paesaggio è un Patrimonio 30/10/2005 La Padania
Al via l’iter per il riconoscimento Unesco del valore storico e naturale dei vigneti terrazzati I vigneti terrazzati della Valtellina chiedono di essere inclusi nella Lista del Patrimonio Mondiale Unesco quale “paesaggio culturale evolutivo e vivo”. La domanda è stata presentata al Ministero per i Beni culturali, che ha inserito il territorio alpino nella “Tentative List italiana”, la lista di proposte all’Unesco. L’ambizioso obiettivo è stato portato avanti dalla Fondazione ProVinea "Vita alla Vite di Valtellina" onlus, costituita nel 2003 per volontà dei produttori associati al Consorzio di Tutela dei Vini di Valtellina, ente che riunisce tutta la filiera vitivinicola e che vanta tra gli associati oltre 1.000 viticoltori ed il 100% delle cantine valtellinesi, con lo scopo di tutelare, senza fini di lucro, il territorio, il paesaggio e l'ambiente viticolo terrazzato della provincia di Sondrio, dove si sviluppa la più estesa area viticola terrazzata di montagna d’Italia. All’interno di ProVinea si concentrano enti pubblici e privati, istituti di ricerca, associazioni, fondazioni, aziende, viticoltori e produttori di vino, uniti da una stessa, se pur diversificata sensibilità all’insegna della tutela e della valorizzazione del territorio, inteso come bene primario e comune. L’obiettivo di includere i terrazzamenti nel Patrimonio Mondiale Unesco è volto ad ottenere il riconoscimento del valore eccezionale ed universale del paesaggio viticolo valtellinese in base ai criteri di selezione previsti dalla Convenzione Internazionale sulla protezione del Patrimonio Mondiale Culturale e Naturale, uno dei maggiori strumenti legali internazionali per la protezione del patrimonio culturale e naturale. Fondamentale l’appoggio della Provincia di Sondrio che, grazie anche alla partecipazione attiva del Presidente Fiorello Provera, fin dal principio ha condiviso l’iniziativa, assegnando a ProVinea anche il compito di gestire importanti risorse per la manutenzione del terrazzamenti. «La candidatura Unesco è stata incoraggiata e recepita in tutto il suo valore da un numero crescente di sostenitori. - sottolinea il presidente della Fondazione Domenico Triacca - L’importanza dei soggetti che hanno espresso il loro sostegno sono la migliore testimonianza della validità della candidatura stessa». La costruzione di un’opera colossale come i terrazzamenti, a partire dal XV secolo, fu resa possibile da un particolarissimo contesto sociale e produttivo. Nel contratto di coltivazione più diffuso all’epoca denominato “livello”, la maggiore produttività derivata da un miglioramento fondiario poteva essere interamente goduta dal conduttore, che era quindi fortemente motivato ad intraprendere onerosi lavori, quali la costruzione dei terrazzi, necessari a sfruttare anche le aree più impervie. In caso di cessazione del rapporto, poi, il conduttore vedeva riconosciuto in termini economici l’incremento del valore fondiario derivato dal miglioramento apportato. Il paesaggio vitivinicolo valtellinese è diventato così un’opera d’arte di architettura rurale, monumento del lavoro e dell’intelligenza umana. I 2.500 km di muretti che sostengono i vigneti terrazzati su 60 km di fascia costiera sono un bene antico, risultato della pazienza contadina. Oggi in Valtellina la lavorazione di un ettaro di vigneto terrazzato richiede il 2.500% in più di ore lavorative rispetto alla viticoltura di pianura, senza contare che oltre il 40% dei costi di produzione dell’uva sono attribuibili al continuo lavoro di mantenimento dei terrazzamenti, in un armonioso rapporto tra l’uomo e la natura. Difendere l’agricoltura di montagna è quindi una scelta irrinunciabile per salvare le Alpi.
[Data pubblicazione: 30/10/2005]
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