Un lusso a buon mercato. Si chiama Scip www.ilmanifesto.it, 29/10/2005
Nella Roma dove un pensionato si uccide per sfratto e da un municipio assai rosso partono le requisizioni della case sfitte, occuparsi di «case di pregio» può sembrare marginale o stonato. Viste con gli occhi degli inquilini dei quasi 90.000 immobili messi in vendita con le operazioni Scip 1 e Scip 2 le cose cambiano e i problemi si avvicinano. Dopo la domanda principale (perché gli enti previdenziali hanno messo in vendita il loro intero patrimonio immobiliare) e quella secondaria (perché lo stato ha fatto ricorso alle cartolarizzazioni per gestire questo business?), ce n'è un'altra che ha interessato direttamente i portafogli delle famiglie coinvolte: il prezzo è (era, sarà) giusto? Per la gran massa delle case in vendita e vendute, sul prezzo s'è svolta una battaglia politica lunga due-tre anni, che ha portato a una parziale vittoria degli inquilini, pagata ovviamente non dai super-protetti investitori Scip ma dalle casse pubbliche. Per la parte piccola e succosa della torta, le case definite «di pregio», la polemica è appena cominciata. Ci sono case prima vendute e poi dichiarate pregiate. Case prima dichiarate pregiate e poi «spregiate» dal Tar. Case sottoterra valutate senza dubbio di pregio, e palazzi sontuosi ancora non sfiorati dal sospetto di essere «di pregio». Insomma, la discussione promette faville. La qual cosa preoccupa non poco il governo, che per bocca del sottosegretario Armosino ha detto in parlamento che le «case di pregio» sono il 10% dell'intero patrimonio Scip 2 e che l'eventuale ritiro dal mercato di tali immobili comporterebbe la necessità di rimborsare la stessa Scip per 1,5 miliardi. L'operazione Scip 2 è valutata a 7,7 miliardi di euro, finora - ha scritto la Corte dei Conti - sono entrati in cassa solo 600 milioni.
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