I beni culturali, vittime eccellenti del taglia-spese Ledo Prato Brescia oggi 28/10/2005
In questi giorni la stampa (e quindi anche questo giornale) si sono occupati dei cosiddetti tagli alla cultura, frutto del combinato disposto di quanto previsto nel disegno di legge sulla Finanziaria 2006 e del cosiddetto "decreto taglia-spese". A tutto questo si deve aggiungere la fine infausta che ha fatto il decreto-legge sul cinema che è stato recuperato all'ultimo momento trasformandolo in un disegno di legge, sembra, sostenuto dalla maggioranza e dall'opposizione. Molti autorevoli esponenti della cultura, soprattutto attori registi, musicisti, ma anche i sovrintendenti delle istituzioni liriche, hanno denunciato i rischi connessi con tagli alle risorse statali, che si aggiungono a quelli già effettuati negli anni scorsi, e gli effetti che la diminuzione di risorse trasferite dallo Stato agli enti locali avranno sulla cultura italiana. Insomma un quadro a tinte fosche. Non cipossiamo nascondere le difficoltà in cui versa la finanza pubblica e gli impegni da rispettare in sede europea. E quindi non si può escludere che ci sia bisogno di sacrifici e rigore nella spesa. Ma ciò che sorprende è questo ricorso indistinto ai tagli, senza finalizzazioni, senza verifiche circa la sostenibilità degli stessi tagli, senza mettere in relazione gli interventi di contenimento della spesa con gli effetti diretti e indiretti che essi hanno. Prendiamo i beni culturali, di cui forse si è parlato e scritto meno rispetto agli altri settori. Da tempo si avverte nelle sovrintendenze, nei musei, nelle aree archeologiche, nelle biblioteche, negli archivi, un disagio profondo e diffuso. Porche è ormai in discussione non la ricerca o la pratica del restauro, ridotti al lumicino da anni, ma la ordinaria gestione. Mancano cioè i mezzi indispensabili per assicurare il funzionamento dei servizi. Sono stati fatti esempi concreti di queste difficoltà. L'ultimo in ordine di tempo è di Luciano Marchetti, Direttore regionale del Lazio, il quale paventa la possibilità che, non potendo pagare la bolletta della luce, si debbano chiudere di nuovo i musei alle 14. Al momento le minacciate dimissioni del Ministro Buttiglione non hanno avuto l'effetto auspicato. E cioè un sussulto del Governo e del Parlamento per rivedere le scelte annunciate o fatte. Anzi si registrano dichiarazioni "insofferenti" nei confronti di chi denuncia i rischi di sforbiciate da "ragionieri". Può essere che anche nel settore dei beni e delle attività culturali si debba fare uno sforzo per razionalizzare la spesa, combattere gli sprechi, rivedere i costi di produzione e persino l'organizzazione del lavoro, oltre che favorire un più stretto coordinamento tra tutto il sistema pubblico per evitare sovrapposizioni inutili. Così come vanno meglio esplorate le possibilità di realizzare rapporti meno casuali con i privati e con le Fondazioni di origine bancaria. Ma perché questo avvenga occorre del tempo, indicando obbiettivi e modalità con cui procedere. E non fa bene alla causa chiedere solo più risorse senza nulla dire o fare per migliorarne l'uso. In questo ambito sarebbe stato utile ed efficace che, sul tema, non si esprimessero solo gli "addetti ai lavori" ma che si cercassero alleanze e nuovi sostenitori. |