Quella casa è un monumento - Palazzi, abitazioni, edifici pubblici, un catalogo delle opere da valorizzare nella città contemporanea Mariagrazia Gerina 28 OTT 2005 L’Unità, Roma
LE FORME POPOLARI dell'Ina casa lungo la via Tiburtina, segno della città che usciva dal dopoguerra, oppure quelle residenziali di "Belsito", progettate da Luccichenti più o meno negli stessi anni. Il viadotto sull'autostrada per Fiumicino, progetto di R. Morandi, realizzato all'inizio degli anni Sessanta, o la Direzione generale della Rai di viale Mazzini (di Berarducci-Fioroni), sempre dell'inizio degli anni Sessanta.
Case, palazzi, palazzine che spuntano improvvisamente in mezzo all'informe distesa di altri palazzi e altre case, venute su, senza segno, senza qualità. Architetture della città contemporanea.
Nanni Moretti le andava a cercare in vespa girovagando per le strade deserte d'agosto. La Darc (Direzione generale per l'architettura e l'arte contemporanea) le ha classificate e raccolte in una lista di «monumenti» da riscoprire e da salvare, su cui si è costruita l'identità di quella che da più di mezzo secolo è un'altra città nella città di San Pietro e del Colosseo. E che entro la fine del mese si potrà percorrere anche virtualmente sul sito della Darc, attraverso un motore di ricerca e un archivio con schede e foto degli edifici com'erano e come sono. Novantadue «esempi di eccellenza» dell'architettura del Secondo Novecento, a partire dagli anni Cinquanta ad oggi.
Una lista aperta, che riserva uno spazio a parte per nove opere appena completate, tra cui l'Auditorium, il centro direzionale Toyota, la chiesa di Meyer, il Radisson Hotel, la cappella di Tor Vergata, il deposito-laboratorio di Villa dei Quintili.
E che esclude, almeno dagli «esempi di eccellenza», il segno di Corviale.
«A Corviale sono stati riservati molti studi, ma anche critiche molto negative. Tanto che è diventato per antonomasia l'esempio di una sperimentazione che ha generato disagi e problemi sociali. Quindi non ce la siamo sentita di inserirlo nella lista delle eccellenze», spiegano Pio Baldi, direttore della Dare, e Piero Ostilio Rossi, direttore del dipartimento di architettura della Sapienza, al quale la Dare ha affidato la direzione scientifica della catalogazione. Eppure il piano regolatore lo inserisce nella città storica, sottoponendolo a tutela e conservazione - fa osservare l'assessore capitolino all'urbanistica Roberto Morassut.
«Sono in atto interventi per recuperare ali' interno del flusso della vita cittadina questo edificio che ha un importante valore storico», riconosce Piero Ostilio Rossi. Per il momento però Corviale resta fuori dalla lista ristretta.
Ma rispunta nella lista più ampia, allargata a 264 opere (202 edifici privati, 62 pubblici). Alle quali si aggiungono ancora altre 320 opere già segnalate nella Carta per la Qualità del Piano Regolatore, dalla quale la Darc ha preso le mosse per stilare la propria selezione.
Una selezione che svolta contemporaneamente in 15 regioni (e che sarà completata entro il 2009) ha l'ambizione di contribuire a tutelare l'architettura del Secondo Novecento, che ormai in molti casi comincia a segnare il passo. Il ciclo di un edificio è di circa quarant'anni e basta guardare a certe palazzine d'autore (per esempio a piazzale Clodio, quella di Pellegrin) per cogliere i segni dell'età. Ma spesso più che il degrado sono le trasformazioni d'uso a tradire l'immagine originaria.
Le trasformazioni peggiori - osserva Piero Ostilio Rossi -si vedono sugli edifici pubblici, soprattutto scolastici, che sono stati dotati di scale antincendio per rispondere alla normativa sulla sicurezza, «senza alcuna attenzione al progetto originario, come invece è stato fatto per la Direzione Rai di viale Mazzini». Un esempio per tutti? Il liceo Plauto a Spinaceto, che pure è inserito tra le opere d'eccellenza della città.
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