PUGLIA: Stanziati 42,5 milioni per biblioteche,musei e archivi Titti Tummino LA REPUBBLICA, BARI, GIOVEDÌ 27 OTTOBRE 2005
MUSEI, archivi, biblioteche — strutture che racchiudono inestimabili patrimoni — da vent'anni non ricevevano risorse e finanziamenti pubblici, nonostante costituiscano la spina dorsale della cultura pugliese. La svolta che si annuncia con l'iniziativa intrapresa dall'assessore regionale ai Beni culturali, Paola Balducci, è dunque di quelle che potrebbero lasciare il segno.
Per comprendere la riforma annunciata è necessario partire dall'accordo di programma quadro sottoscritto trai ministeri per i Beni culturali e dell'Economia e la Regione Puglia nel 2003 con successiva integrazione a fine 2004. L'accordo è articolato in otto aree tematiche di program-mazione che consentono di ridefinire, sostenere e promuovere l'offerta integrata dei beni culturali pugliesi, ampliando così il quadro delle risorse finanziarie disponibili per la poli-tica regionale in materia. Nell'ambito di questo accordo ora sono pronte le graduatorie per musei, biblioteche e archivi, praticamente tre delle otto aree individuate. In termini economici, significa che per gli archivi storici sono disponibili finanziamenti pari a cinque milioni di euro, mentre per le biblioteche la cifra sale a 18 milioni e per i musei si arriva a 19,5 milioni. Si tratta di fondi che, per quanto cospicui, non arrivano a coprire tutte le richieste di finanziamento, ma Paola Balducci si dice fiduciosa e conta sulla possibilità di reperire a breve altre risorse. «A questo punto però — precisa l'assessore — scatta una vera e propria corsa contro il tempo. I bandi per il finanziamento di progetti relativi ai tre sistemi, pubblicati sul "Bollettino" della Regione nell'aprile scorso, prevedono infatti, secondo quanto stabilisce una delibera Cipe, che entro il 31 dicembre prossimo siano stipulate le convenzioni operative, pena la perdita delle risorse».
Un treno dunque da non perdere, in nome di "una competitività della Puglia anche a livello europeo" che si concretizzerà con il varo di diverse iniziative organizzate con il coinvolgimento degli Istituti italiani di cultura all'estero: prima tappa a Berlino.
Nelle graduatorie dei progetti ammessi a finanziamento figurano importanti strutture culturali. Per quanto riguarda gli archivi storici, una corsia preferenziale — il 35 per cento del budget disponibile — è prevista per quelli appartenenti agli enti ecclesiastici, «a condizione — precisa la Balducci — che l'immenso patrimonio della Chiesa sia reso fruibile a tutti». E così in elenco ci sono gli archivi delle arcidiocesi di Bari-Bitonto, Otranto, Lecce, Brindisi-Ostuni; delle diocesi di San Severo, Altamura-Gravina-Acquaviva, Barletta, Bisceglie e Trani; per finire con la Basilica di San Nicola e la parrocchia di Pog-giardo. Circai musei, i progetti ammessi in graduatoria sono praticamente tutti quelli avanzati da un'idea innovativa qual è quella dei Comuni consorziati., che privilegia qualità del progetto e circuito di cooperazione. Nell'elenco figurano dunque gli enti capofila: i Comuni di Ostuni, Troia, Rutigliano, Bitonto, Barletta e Canosa; le Province di Lecce, Brindisi e Foggia, ma anche le diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano, Trani-Barletta-Bi-sceglie e Conversano-Monopoli.
La Regione, nell'ottica di un "sistema museale", mira quindi a promuovere interventi tesi a sviluppare una rete fra le diverse istituzioni, sia in termini di accoglienza, informazione e divulgazione della conoscenza, sia in termini di sviluppo e consolidamento dei processi di cooperazione. «La "rete" dei musei — spiega la Balducci — sarà incentrata sui sistemi territoriali che, per le loro connotazioni e vocazioni, possono essere intesi in termini di grande "museo diffuso", al centro di percorsi di valorizzazione improntati al rispetto dello sviluppo sostenibile e compatibile del territorio nel suo complesso». Riguardo alle biblioteche, infine, anche qui viene privilegiata la gestione associata. In elenco compaiono la provinciale di Brindisi, la Magna Capitanata di Foggia, Santa Teresa dei Maschi a Bari, la Bernardini di Lecce, le comunali di Latiano, Mesagne e Tricase, la Acclavio di Taranto, la Fondazione "Paolo Grassi" di Martina Franca, fino alla biblioteca arcivescovile di Taranto e a quelle diocesane di Trani, Barletta e Bisceglie. «I criteri di scelta — spiega l'assessore ai Beni culturali — si sono ispirati a una politica attiva di valorizzazione del territorio in cui gli interventi e le azioni, oltre a tendere al recupero, alla tutela e alla conservazione dei beni culturali e delle aree di pregio, siano finalizzati alla realizzazione di sistemi innovativi di gestione del patrimonio: si intende, in pratica, privilegiare forme associative che favoriscano la creazione di reti e di circuiti territoriali con lo scopo di ottimizzare i servizi, realizzare attività culturali e di formazione specialistica, alimentare processi di diffusione e di integrazione di competenze e conoscenze». La "rivoluzione annunciata" dall'assessore Balducci piace a Raffaele Licinio, medievalista e docente universitario, che però preferisce parlare di "riforma": «II primo dato positivo — commenta— è che finalmente la cultura, nei suoi vari segmenti e nei suoi rapporti con il territorio, trova posto nella politica economica regionale. In prospettiva, credo sia opportuno dare voce agli operatori del settore, quelli che meglio conoscono le esigenze di musei, archivi e biblioteche, strutture spesso abbandonate nel più assoluto degrado. Da intellettuale gramsciano, ho il pessimismo della ragione, ma anche l'ottimismo della volontà e politici che hanno una certa formazione culturale mi danno garanzie».
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