Soru: Porterò mezza Sardegna a Roma Augusto Ditel La Nuova Sardegna 27/10/2005
ROMA. Silvio Berlusconi media, ascolta la Sardegna, e incontrerà il governatore Renato Soru nei primi giorni della prossima settimana. Giulio Tremonti, invece, rompe. Un duro match verbale di un quarto d'ora tra il ministro dell'Economia e il presidente della Regione fa da appendice alla pacata audizione, sui problemi della legge Finanziaria, di alcuni governatori delle regioni (tra cui Soru) di fronte al premier, ai ministri Giulio Tremonti ed Enrico La Loggia e al sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta. Governo dai due volti, insomma, con il primo ministro che evoca i sani principi del "buon padre di famiglia" per spiegare la natura e il peso dei tagli alle Regioni, e il titolare dell'Economia che conferma la sua linea: di entrate fiscali -secondo Giulio Tremonti - se ne può parlare in un'unica sede che è la conferenza Stato-Regioni. «E' un modo per prendere tempo - commenta a caldo Renato Soru, verso le otto di sera, quando esce da Palazzo Chigi con un diavolo per capello -, è il classico comportamento dei debitori in stato prefallimentare che rinviano pur di non pagare. La riunione, per un verso, è andata bene, per un altro ha avuto un esito terribile. Colpa di un ministro che detesta la Sardegna, che ci snobba sistematicamente, e non so da cosa derivi questo odio. Io confido molto nel senso di responsabilità del presidente del Consiglio che ha avuto la pazienza di ascoltare le nostre ragioni e il buonsenso d'informarsi sulla nostra vertenza con lo Stato per il riconoscimento di un nostro sacrosanto diritto negato». Lo scontro Soru-Tremonti. E' avvenuto al termine del confronto con i governatori. Presenti Berlusconi, Tremonti, Soru e La Loggia. Il presidente della Regione è scattato quando il ministro padano si è detto contrario, «a termini di legge», a nuovi incontri in sedi diverse dalla Conferenza Stato-Regioni, dopo aver minimizzato sulla legittimità delle richieste della Sardegna, in termini di Irpef e Iva (900 milioni di euro all'anno per dodici anni). «Non è così - ha tuonato Soru con i decibel in crescendo -, la legge non la conosce solo lei, a scuola non c'è andato solo lei». Tocca a Berlusconi, a questo punto, prendere per un braccio Soru e invitarlo alla calma. Tentativo naufragato molto presto. «Lei nega l'evidenza - incalza Soru -: lo Statuto sardo è nato prima della Conferenza cui lei si riferisce. S'informi, prima di parlare». Eccolo, Tremonti. «Lei cerca lo scontro, e non è la prima volta». Ora la parte del paciere la fa Enrico La Loggia, mentre Silvio Berlusconi lascia la sala: «Dài, Giulio, calmati: ragioniamo». La palla (ri)passa a Soru. «Io cerco il dialogo e il suo atteggiamento, ministro Tremonti, non è corretto: non ci si comporta così con il rappresentante di una Regione». La sfida, ora. «Le porto mezza Sardegna a Roma - sbotta il presidente della Regione - perché quei soldi sono nostri». Tremonti è paonazzo. Sta per lasciare la compagnia. Abbozza un timido "ciao ciao", senza stringere la mano a nessuno, e segnala che «un rappresentante delle istituzioni, non può essere trattato in questo modo». L'ultimo round si chiude con una stoccata soriana. «Un ministro non saluta in questo modo un altro rappresentante delle istituzioni». L'audizione. E' durata un'ora e un quarto, e per questa ragione è saltato il previsto colloquio con Romano Prodi. Renato Soru ha preso la parola dopo Agazio Loiero, il governatore della Calabria, e l'assist gliel'avevano fornito poco prima il presidente dell'Emilia Errani e quello della Ligura Burlando. «Occorre trasparenza, e rispetto degli impegni, anche nella politica del rigore che comprendiamo - avevano osservato -: comunque il collega della Sardegna sarà più chiaro». Renato Soru ha cominciato a parlare alle sei e mezzo, sintetizzando le ragioni (e le cifre) del contendere, le stesse illustrate l'altro ieri a Tramatza nell'assemblea con i sindaci e i presidenti delle Province sarde. «Si tratta di soldi trattenuti indebitamente dallo Stato che rivendichiamo in base all'articolo 8 dello Statuto, cioè di una legge costituzionale. Il mancato introito di queste enormi cifre ha costretto la Regione a indebitarsi fortemente e a sopportare ingenti costi legati a questo indebitamento». Riferendosi alla frase di Berlusconi che poco prima aveva illustrato i criteri seguiti nelle restrizioni agli enti periferici dello Stato, Renato Soru ha trattato anche il caso della Sicilia. «Un buon padre di famiglia, caro presidente, deve trattare nella stessa maniera i suoi figli e non può privilegiarne uno ai danni di un altro». A quel punto, il ministro La Loggia ha chinato la testa. Era visibilmente imbarazzato. Renato Soru, comunque, andrà da lui. «Sì - conferma -lo farò lunedì». Ma l'appuntamento che potrebbe essere decisivo è quello di martedì o, al massimo, mercoledì, con Silvio Berlusconi. «Domani - annuncia Soru - parlerò con il ministro degli interni Beppe Pisanu, e gli chiederò se vorrà essere presente all'incontro con il premier. Se accettasse, ne sarei lieto. Così come sarei felice, se Tremonti cambiasse idea e partecipasse anche lui. Ma so che non lo farà. Ci odia a tal punto...». |