Addio preziosi codici miniati Giulia Maestrìni Nazione - Siena, 27/10/2005
Messo a soqquadro nel 1989 il museo del seminario di Montarioso SIENA — Furti «illustri» nella nostra provincia ce ne sono stati diversi, ma soprattutto due vengono ricordati anche perché, in un certo senso, legati tra loro. In entrambi i casi furono trafugati antichi codici miniati, in entrambi i casi c'entrava, in qualche modo, l'abbazia di Monte Oliveto Maggiore. Il primo colpo avvenne proprio nello splendido monastero in località Chiusure. Era il maggio 1975: vennero sottratti dalla biblioteca 20 codici miniati del 1400, di enorme valore, realizzati dai monaci amanuensi del monastero olivetano di Monte Morcino, in provincia di Perugia. «Erano le 4,30 del mattino quando un monaco sentì dei rumori in biblioteca e dette l'allarme: i ladri, nella fretta di scappare, si lasciarono dietro due sacchi con dentro quattro di questi codici, intatti» racconta l'atttuale padre archivista, don Roberto. Allora era già a Monte Oliveto, ma solo come studente: l'archivista era don Benedetto, che morì pochi anni dopo. Degli altri sedici codici si persero le tracce. «Dopo qualche mese — prosegue don Roberto — ne furono ritrovati sei, anche se privi delle preziose miniature. Altri ancora ricomparvero, anni dopo, a Londra e qui furono recuperati: in fogli sciolti, privi di miniature, erano stati inseriti in un catalogo per essere battuti all'asta da Sotheby's». Quella volta il patrimonio andò in gran parte perduto, mentre ebbero maggior fortuna i codici miniati realizzati proprio dai monaci di Monte Oliveto, custoditi nel Museo della cattedrale di Chiusi. E da qui rubati nel dicembre 1987. «Era una bruttissima notte, scura, nebbiosa, proprio la notte ideale per commettere un crimine» ricorda Onedo Meacci, allora e ancora oggi direttore del musèo. I codici erano esposti a Chiusi da soli tre anni, da quando la sede museale era stata inaugurata nel 1984, ma erano di proprietà della cattedrale fin dal 1810, quando Monte Oliveto decise di donarli per sottrarli alle invasioni napoleoniche che stavano saccheggiando i conventi. «Il muro esterno della sala in cui erano custoditi — prosegue Meacci — confinava con il giardino del palazzo vescovile. Qui c'era anche un palco, usato per varie manifestazioni, che probabilmente aiutò i ladri, diminuendo l'altezza e permettendo loro di entrare direttamente al secondo piano. Fecero un buco nel muro: sono muri vecchi, basta togliere una pietra e le altre vengono via facilmente. La notte era molto nebbiosa, lì vicino c'era anche un cantiere edile, l'allarme non suonò perché, a quei tempi, non avevamo ancora avuto il finanziamento richiesto e non avevamo potuto istallarlo: insomma nessuno vide niente». E i ladri, indisturbati, si portarono via 21 codici miniati, realizzati fra il 1450 e il 1480 dai monaci di Monte Oliveto. Che però, fortunatamente, dopo solo un mese tornarono al sicuro nel museo. «Furono ritrovati in un cascinale nella zona di Perugia — ricorda ancora il direttore — imballati e pronti a partire. Si disse che ì ladri non erano ancora riusciti a portarli fuori dall'Italia. Furono arrestati». I codici, intatti, sono ancora esposti al Museo della cattedrale: ne mancano solo quattro pagine, miniate, mai più ritrovate. E si arriva al furto al museo del seminario di Montarioso nel luglio del 1989. Ingente il valore dei pezzi trafugati tra cui un reliquario del XIV secolo.
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