Chiese aperte ai turisti: ecco come Avvenire, 27/10/2005
Il direttore risponde
Caro Direttore, si moltiplicano le iniziative di valorizzazione del patrimonio sacro, anche su benemerito impulso di istituzioni civili. Questa fioritura è sicuramente positiva, poiché contribuisce a far crescere una sensibilità volta al rispetto, alla conoscenza e alla conservazione dei cosiddett: «beni culturali». Capita però, talvolta, che i municipi o le agenzie di settore operanti sul territorio promuovano visite guidate a chiese sussidiarie-consacrate, officiate almeno una volta la settimana e di proprietà ecclesiastica - la domenica mattina, nell'ora in cui in quelle chiese si celebra la Santa Messa festiva principale, quella che un tempo si chiamava «Messa alta». In questi casi il parroco difficilmente può opporsi, pena diventare bersaglio di critiche o passare per persona riluttante a collaborare con gli enti locali. Non vi pare che la natura del luogo di culto debba avere la preminenza sui contenuti, sia pur importanti, del luogo d'arte? Considero questo argomento fondamentale, affinchè non si trasformi in solo fenomeno artistico quello che è stato (e continua a essere) un patrimonio dello spirito, genuinamente popolare. Oliviero Franzoni, Ossimo Inferiore (Bs)
Più volte, da queste colonne, abbiamo avuto modo di ribadire che chiese, santuari, abbazie e monasteri - per quanto monumenti e documenti di civiltà, spesso meravigliosi - non sono né possono essere considerati in prima istanza dei musei o delle gallerie. Una chiesa è, primariamente, luogo di culto e di preghiera, a cui s'addice un'atmosfera di silenzio e raccoglimento. Questo clima elettivo non esclude affatto - anzi in un certo modo prevede e sollecita, per le loro valenze potenzialmente istruttive - l'ammirazione e la visita per puro diletto estetico, purché disciplinate da qualche semplice accorgimento e da nitidi accordi con l'autorità ecclesiastica (nel caso specifico con gli uffici diocesani per i Beni culturali e per la Pastorale del turismo) nonché con gli enti e le famiglie religiose: cioè con coloro che sono i «proprietari», o piuttosto i custodi, degli edifici in questione. Si può dire che ormai le chiese storiche principali, quelle oggetto dei maggiori flussi turistici e di pellegrinaggio, dispongano di strumenti e di accortezze tecniche atte a mantenere quel clima e quel dato essenziale di educazione: pressoché tutte, infatti, mettono a disposizione comode audioguide, che il visitatore può ascoltare da sé in silenzio; inoltre, nel caso di visite di gruppo - comitive turistiche e/o scolaresche - le informazioni vengono generalmente fornite prima dell'ingresso nel tempio, così da evitare vocii e salvaguardare la pace del luogo. Ma aldilà di queste considerazioni empiriche, ciò che ci preme sottolineare è, in via generale, lo spirito di esemplare, efficace collaborazione invalso, ormai da tempo, fra le istituzioni turistiche territoriali (Apt, Pro Loco, assessorati al Turismo e alla Cultura) e le Chiese locali; spirito a cui non sono estranee anche entità della società civile come il Fai, Italia Nostra e altre Associazioni, che svolgono un meritorio lavoro di divulgazione, conoscenza e apertura al pubblico di tanti monumenti, chiese comprese. Questi accordi hanno di fatto ridotto al minimo il fenomeno della sovrapposizione tra la fruizione turistica e quella cultuale, facendo sì che gli orari delle visite non coincidano con quelli delle celebrazioni liturgiche. Accordi in cui - ovviamente - anche parroci e comunità sono stati coinvolti e responsabilizzati. Certo, può accadere che in singole situazioni - come quelle dai lei evocate - qualcosa debba ancora essere messo a registro, ma il quadro di riferimento, entro cui risolvere eventuali problemi, è ormai tracciato. Per chiarire definitivamente la materia e illuminare residui dubbi, corre l'obbligo ricordare che proprio recentemente ha visto la luce un contributo importantissimo: il volume della giurista Valentina Maria Sessa inerente proprio «La disciplina dei beni culturali di interesse religioso», edito da Electa col patrocinio dell'Ufficio Beni culturali ecclesiastici della Cei. L'ottimo volume, a cui rimandiamo tutti gli interessati all'argomento - clero e laici - reca, tra i vari contributi, testi di mons. Giancarlo Santi e del prof. Mario Serio, «storico» dirigente del ministero Beni culturali.
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