SUD ED ECONOMIA: L'Europa attende il Mezzogiorno DIEGO GUIDA 25/10/2005 La Repubblica, Napoli
Napoli chiama, Roma risponde e Bruxelles rilancia sollecitando proposte. I giochi sono fatti: è arrivato il momento di approntare piani fiscali seri per rilanciare davvero il nostro Mezzogiorno. Stavolta a parlare di impegni concreti per il rilancio del Mezzogiorno non sono più solo i napoletani, i meridionali, ma finalmente il segnale ci arriva forte e chiaro da una voce che, seppure del Sud, rappresenta il nostro attuale governo: il ministro Miccichè. Dobbiamo riconoscere che il segnale favorevole è stato raccolto anche dai commissari europei, da Bruxelles, dove si sono dichiarati disponibili a discutere della "cosa". E non si venga a dire che si tratta di manovre elettorali, non si trovi la solita giustificazione per sostenere che si tratta solo di promesse strumentali per il consenso popolare: gli scranni al Parlamento europeo non sono in discussione, stavolta l'op-portunità è concreta e non deve assolutamente essere sprecata. La prima mossa è finalmente venuta dal nostro ministro dell'Economia Giulio Tremonti, che dopo tante richieste di interessamento verso i problemi del Mezzogiorno da parte dei suoi predecessori ben più attenti ai problemi del Sud, ha capito che è utile non solo politicamente aprire il fronte europeo chiedendo alla Uè di superare i vincoli sulla fiscalità di vantaggio al Sud. In questa occasione non si deve puntare ad aprire il negoziato con Bruxelles per ottenere l'autorizzazione ad attuare interventi sulla differenziazione regionale delle aliquote sui profitti più volte affrontate: manovre di tal genere sono già state ritenute vietate ai sensi dell'articolo 92 del Trattato europeo. Stavolta bisognerà puntare sulla detassazione degli investimenti realizzati nel Mezzogiorno, una manovra dunque che dovrà intervenire sugli incentivi per attirare i capitali che dovranno venire da fuori per esse -re impegnati nel nostro Sud. Questo significherà sollecitare una modifica del trattato UE? Forse sì, ma a guardare bene le realtà degli altri paesi della UE, è poi vero che si tratterebbe di una richiesta solo italiana? Non è vero infatti che all'interno dell'Europa sono in concorrenza tra loro ben 10 aliquote e 15 sistemi fiscali diversi come già ampiamente dimostrato in tutti gli studi e in tutte le ricerche fino a oggi realizzati? È dunque vero che la tanto declamata armonizzazione fiscale della UE è una realtà solo sulla carta? La vera guerra economica la si sta già combattendo rilanciando proprio al ribasso il sistema delle tassazioni:l'esempio della invasione delle più economi-che merci provenienti dagli Stati dell'Est europeo, ma soprattutto di quelle cinesi che ci hanno costretti al contingentamento delle importazioni, significa proprio questo. Sta a noi, dunque, ora dopo aver chiaro l'intero processo internazionale a saperci costruire un serio progetto per una nuova fiscalità. Sarà poi più che evidente che, avviando il procedimento per garantire l'afflusso di nuovi capitali verso il Sud del Paese, si sarà rotto un argine non certo insormontabile per esportare il nuovo modello anche al resto d'Italia e armonizzare la politica fiscale del Paese. Tutto questo, però deve continuare a garantire gli afflussi verso il Mezzogiorno dei fondi strutturali che, comunque vada, presto saranno solo un ricordo. Non possiamo né potremo mai consentirci di perdere questo scampolo di anni che restano ancora per recuperare risorse indispensabili per il Sud, per attivare processi di ammodernamento delle infrastrutture per poter ospitare nuovi insediamenti e dunque nuovi investimenti. Rimbocchiamoci le maniche, e guardiamo in avan-ti,l'intervento straordinario per il Mezzogiorno si è concluso, ora è il momento per dimostrare la vera voglia di fare per costruire un concreto progetto per il Mezzogiorno.
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