Il Ponte inciampa sulla Ue: «Violate le norme europee» di Maria Zegarelli L'Unità, 25/10/2005
È un gigante dai piedi d’argilla. Un progetto faraonico voluto da Berlusconi e Lunardi, il più grande appalto mai visto in Italia, ma il ponte sullo Stretto di Messina si blocca prima ancora di partire davanti a norme comunitarie che il Belpaese non ha rispettato. La notizia è che la Commissione Europea ha messo in mora la Repubblica italiana per non aver rispettato le direttive comunitarie che tutelano l’habitat e i flussi migratori.
FONDI BLOCCATI. Il ponte sullo Stretto continua a restare un fantasma. La Commissione europea ha messo in mora l’Italia per il deterioramento dell’habitat.
SOTTO ACCUSA anche la valutazione di impatto ambientale prevista dalla direttiva Cee 83/337.
A presentare un reclamo erano stati nel 2003 il Wwf e i Verdi, che ieri hanno cercato, ognuno dalla propria postazione, di attribuirsi il merito (di entrambi) di aver acceso i riflettori della Ue sul contestatissimo progetto.
Il ponte che dovrebbe collegare definitivamente via strada la Sicilia al Continente di fatto distrugge un’autostrada esistente da decine e decine di anni: quella che gli uccelli hanno tracciato per le loro migrazioni verso l’Europa centrale e settentrionale.
Stiamo parlando di 312 specie di volatili, tra cui 32 tipi di rapaci.
Le direttive di cui l’Italia non ha tenuto conto sono quella «habitat» 92/43/CEE e quella «uccelli » 79/409/CEE.
In realtà, a non considerare le due direttive sono stati anche il Tar e il Consiglio di Stato che hanno respinto i ricorsi presentati da Wwf e Verdi a livello nazionale.
Il rischio, adesso, è che se l’Italia entro 60 giorni non prenderà provvedimenti, i fondi dell’Ue previsti per il progetto non arrivino più.
La perdita si aggirerebbe intorno al 10-20% della cifra totale che è pari a sei miliardi di euro.
La conferma dell’avvio della procedura d’infrazione è arrivata anche da Bruxelles, attraverso la portavoce all'Ambiente, Barbara Helferich.
Come ha spiegato Helferich, lo studio di impatto ambientale presentato dal paese e richiesto dall' Ue per ogni infrastruttura in zona protetta «non è stato realizzato nella maniera adeguata e quindi per questo motivo la Commissione ha chiesto più informazioni».
Se allo scadere dei due mesi il governo non provvederà a sciogliere i dubbi, la Commissione può procedere all'invio di una seconda lettera in cui mette nero su bianco la violazione delle regole ambientale da parte del paese.
Ieri i Verdi hanno chiesto alla società Stretto di Messina spa di non firmare il contratto definitivo con l’Impregilo, la ditta che si è aggiudicata l’appalto. «Ci sono troppe incognite sul futuro di questa opera - ha detto la senatriceAnna Donati - per firmare un contratto». Secondo il segretario Alfonso Pecoraro Scanio si deve «evitare che si causino danni alle casse dello Stato. Impregilo vuole guadagnare senza fare l'opera e intascando le penali. Altrimenti come si spiegherebbe perché tutte le cordate internazionali interessate alla realizzazione del ponte si sono pian piano ritirate ». I verdi hanno annunciato una diffida alla Stretto di Messina spa, la quale ieri ha replicato che l'apertura di una procedura di infrazione non significa l'accertamento di una violazione e pertanto non può essere interpretata come sentenza o addirittura comeuna «bocciatura del progetto». Nel frattempo, in attesa di conoscere i «dettagli fornirà alle competenti autorità tutte le informazioni occorrenti ». Per il governo ha parlato invece il ministro per l’Ambiente, Altero Matteoli, grande sostenitore dell’opera: «Leggeremo lemotivazioni e risponderemo ma la scelta politica resta quella di realizzare il ponte». Claudio Fava, eurodeputato Ds, commenta: «La Commissione Barroso l’ha confermato: stanno progettando il Ponte senza rispettare le procedure sull’impatto ambientale. E l’Europa è pronta a togliere anche quel minimo di finanziamenti per un’opera faraonica, nient’affatto prioritaria per l'Italia e per il Mezzogiorno».
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