NAPOLI: L’allarme di Caròla: «Recuperiamo le navi affondate» 23/10/2005 Il Mattino
«Sono preoccupato perché l’ampliamento del porto può danneggiare le navi che si trovano anche a pochi metri di profondità. Navi che testimoniano la storia di questa città». L’allarme è di Armando Caròla, esperto di archelologia marina, scopritore e ”recuperatore” di tanti reperti nel mare di Baia. Come presidente del «Centro Studi subacquei» esprime la sua preoccupazione per il progetto di ampliamento del porto, e per il silenzio alle sue sollecitazioni da parte dell’Autorità portuale e della Soprintendenza per i Beni architettonici e il paesaggio. «Nel porto di Napoli, occultati dal mare e dal fango del fondale - dice Caròla - giacciono i resti di decine e decine di navi, affondate nel corso dei secoli, dalla fondazione della città in avanti, si può dire quasi fino ai giorni nostri. Che fine farà questo che è un patrimonio storico di grande importanza? Se non vengono tirate sù, le opere di dragaggio per ampliare il porto le distruggeranno...». Il rischio, sottolinea il «Centro Studi subacquei», è grandissimo, visto che gli interventi per scongiurarlo finora non hanno prodotto alcuna rassicurazione: «Il patrimonio culturale sommerso del porto è un documento essenziale - incalza Caròla - della storia della città, dovrebbe e potrebbe essere uno straordinario motivo di attrazione per un museo del mare». In fondo al mare (nella foto uno dei cannoni già recuperati), da 12 a 36 metri giacciono scafi antichi, e le navi affondate dalla restaurazione borbonica dopo il fallimento della Rivoluzione Napoletana del 1799, altri relitti: altrove, evidenzia Caròla, tutto questo materiale costituirebbe una risorsa, qui bisogna battersi per evitare il peggio...
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