Se accanto ai dipinti c'è uno sposalizio, ne guadagnano l'arte e la cassa F.F. Il Foglio, 20/10/2005
Possono i palazzi artistici essere adibiti a circoli ricreativi e a banchetti nuziali? Ed è possibile farlo quando siano anche adibiti a Musei? I due quesiti riguardano un curioso fenomeno che si presenta a Palazzo Barberini. Sembra uno di quei casi di scuola di diseconomie esterne, che vengono utilizzati da economisti come Ronald Coase (The Federal Communication Commission e The Problem of Social Cost, 1960, quest'ultimo in Italiano nel volume di Coase Impresa, Mercato e Diritto edito dal Mulino) e da filosofi come Brian Barry ("Theories of Justice", 1989) per i loro teoremi sull'ottimo allocativo e i costi delle transazioni. E sulla teoria della giustizia in termini di equilibrio di gioco di contrattazione. Solo che al posto del dentista del secondo piano che con il rumore del trapano disturba le meditazioni dello studioso del terzo piano, e di Matteo suonatore di tromba che disturba il pianista Luca dell'appartamento contiguo nell'ora di tempo libero in cui i due possono suonare, ci sono la Galleria Nazionale di Arte Antica, che ospita quadri di grandi autori come Raffaello, Tiziano, Caravaggio, El Greco, Reni e Hans Holbein (antichi?!), e il Circolo Ufficiali delle Forze Armate, subaffittato, soprattutto nei giorni festivi, per cerimonie nuziali e feste. In una convivenza fatta di tele straordinarie, odore di cucina, con prevalenza di patatine fritte, e ritmi da discomusic. Ne hanno scritto sulle pagine di cronaca di Roma del Corriere della Sera, Paolo Conti ed Edoardo Sassi, deprecando il fatto, e suggerendo che il Circolo Ufficiali sloggi al più presto in una prestigiosa e non lontana sede già predisposta allo scopo. Lo sdegno è comprensibile. Ma il fatto va analizzato. Primo tema: la proprietà. Una dimora storica, come Palazzo Barberini, va tutelata, ma anche valorizzata. A questo fine è essenziale la "sostenibilità" dei valori culturali tramite quella economica. A entrambi si connette la fruibilità, non solo di tipo museale. Molte Ville Venete (un esempio che Roma e il Lazio dovrebbero meditare) sono adibite a uffici, circoli culturali, ricreativi. Molte di quelle adibite a residenze sono anche utilizzate per banchetti, ricevimenti ed eventi nuziali. Molte sono adibite a scopi turistico-alberghieri. Ciò avviene con criteri di sostenibilità e incremento dei valori architettonici e delle arti figurative e plastiche e dei valori storici. La proprietà delle dimore storiche, in una nazione in cui sono molto numerose, non si può reggere solo a spese dello Stato, tramite gli esoneri fiscali e le sovvenzioni per i restauri. Occorre un po' di mercato. Quindi bisogna cercare di renderle utili, in modo sostenibile, e quelli che le usano devono pagare canoni. I musei vanno gestiti come aziende, per evitare che le opere d'arte degradino per mancanza di fondi, e per far capire a chi vi entra che i beni artistici hanno un valore. Certo, chi fruisce di questi beni non va "molestato". Ma i turisti che visitano i musei, per essere incoraggiati a farlo, non devono avere l'impressione di entrare in un luogo morto, devono sentir vivere le opere, gli artisti, i personaggi, gli oggetti, come parte della città, nei diversi secoli. Se accanto al museo c'è la gente che si sposa, i dipinti dei grandi artisti hanno più vita. I circoli ricreativi e culturali devono cercare la propria economicità, tramite quote sociali, prezzi per i servizi, servizi a terzi per ridurre l'onere dei soci. La cultura, come bene pubblico, in una società giusta non è un fatto elitario: è bene che i circoli ricreativi "abitino" nei beni culturali. Ed è bene anche che i militari abbiano il circolo in una sede artistica e storica, per capire quali sono i valori che sono chiamati a difendere. Lo stesso vale per chi si sposa. Coase e Barry insegnano in modi diversi che il gioco fra diversi interessi e valori non è (quasi) mai a somma zero, che l'accordo efficiente e vantaggioso per tutti è possibile. Ci sono vari sistemi per la coesistenza civile di diverse attività e gruppi sociali. Lo spostamento in altra dimora storica del circolo ufficiali è auspicabile e benvenuta, purché non si riproducano i rumori e odori molesti. E che ciascuno paghi l'affitto.
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