Tagli alla cultura, Buttiglione non ci sta Mario Sensini 20 OTT 2OO5 CORRIERE DELLA SERA
«O vengono cancellati o mi dimetto». Il Tesoro: no al concordato. Enti locali, maggiori risorse ROMA — Rocco Buttiglione è pronto a dimettersi se non verranno cancellati i tagli di 300 milioni di euro al ministero dei Beni Culturali previsti dal progetto di Finanziaria 2006. «Non sono abbastanza bravo per realizzare le finalità istituzionali del ministero con i fondi attualmente previsti», ha detto il ministro nel corso di una conferenza stampa a Francoforte. I tagli della Finanziaria 2006, cui si aggiungono quelli sul 2005 di 1,9 miliardi sulla cassa operati con la manovra bis (anche se l'effetto sul deficit di quest'anno sarà più basso, pari a i,l miliardi), stanno creando grossi problemi al governo. I TAGLI Al MINISTERI - Altri ministri stanno premendo per riavere i fondi sacrificati. Antonio Martino, titolare della Difesa, chiede il reintegro di quelli per le fregate della Fincantieri. La responsabile dell'Istruzione, Letizia Moratti, vorrebbe minori tagli alla Scuola e alle Università. Secondo il presidente della Conferenza dei Rettori, Piero Tosi, nel 2006 le Università avranno 55 milioni di meno sul Fondo ordinario, altri 60 in meno per l'edilizia e dovranno spesare di tasca propria l'adeguamento degli stipendi ai docenti (200 milioni). Il ministero dell'Interno lamenta il definanziamento del programma europeo per la banca dati sui visti per gli immigrati (da 120 a 12 milioni tra il 2006 e il 2008). Il ministero delle Comunicazioni vorrebbe ripristinare la dotazione per la banda larga nel Sud, dal quale sono stati tagliati 53 milioni, con un probabile rallentamento dei lavori, se non la creazione di un pesante contenzioso, visto che Sviluppo Italia ha già appaltato i lavori. Il problema non è di facile soluzione, perché nel bilancio 2006, ad oggi, non ci sono risorse per ricostituire i finanziamenti decurtati. A meno di non ricorrere a nuove una tantum come il condono fiscale o il concordato di massa, per il quale insiste An, ma che il ministro dell'Economia esclude categoricamente. Oppure pescare dal Fondo per la famiglia da 1,14 miliardi che Giulio Tremonti e Forza Italia non vogliono assolutamente toccare. Fatto sta che nella riunione di maggioranza di lunedì sera non ci sono stati passi avanti.
PIANI ALTERNATIVI -I tecnici e gli esperti economici dei partiti di maggioranza continuano a lavorare a ipotesi alternative per reperire le risorse ed allungare un po' una coperta che appare molto corta. Ieri sera il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, ha incontrato a Palazzo Chigi il sottosegretario alla Presidenza, Gianni Letta. I tempi di presentazione del maxiemendamento, che dovrebbe risolvere i molti nodi ancora aperti della Finanziaria, sono comunque destinati ad allungarsi. Come i ministri, per ì tagli, continuano a lamentarsi anche gli Enti locali. Non solo per quelli previsti dalla Finanziaria, che potrebbero essere riarticolati tra Comuni (un po' di meno del previsto, dal 6,7% al 5,2%) e Regioni (un po' di più, dal 3,5% stabilito dal progetto di Finanziaria al 4,9%), ma anche per il dimezzamento del Fondo Sociale attuato già sul 2005. Il taglio, da 1 miliardo a 500 milioni di euro, rischia di diventare strutturale, cioè di essere ripetuto anche nei prossimi anni. Per il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, è una misura «incomprensibile e inaccettabile». Errani, per giunta, è contrario alla riarticolazione dei tagli, che non piace neanche al ministro della Lega, Roberto Calderoli.
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