Punta Perotti, caso europeo Nicola Pepe La Gazzetta del Mezzogiorno, 18/10/2005
La Corte europea dei diritti dell'uomo ammette il ricorso di Matarrese: chiesti chiarimenti e documenti
Sì dei giudici di Strasburgo al processo. La giunta: si abbatte Punta Perotti sarà «processata» anche dai giudici europei. Il caso dell'ecomostro costruito sul lungomare sud della città approderà nell'aula della Corte europea dei diritti dell'uomo alla quale si sono rivolti i costruttori che lamentano quella che sarebbe una ingiustizia, cioè la confisca dei suoli. Si tratta del «ritornello» che ormai va avanti da oltre quattro anni, e precisamente dal 29 gennaio del 2001 quando la Corte di Cassazione ha assolto i Matarrese (oltre ai costruttori Quistelli e Andidero) ma ha disposto la confisca dei palazzi e dei suoli. Una sentenza che ha fatto discutere e che, adesso, sarà oggetto di un attento esame da parte dei «supergiudici di Strasburgo». La novità sta nel fatto che la Corte ha deciso di ammettere, o meglio, di dichiarare ricevibile il ricorso di Matarrese. Tale aspetto può non significare nulla, ma diventa di fondamentale importanza perché solo il 10-12 per cento dei ricorsi riesce a superare lo scoglio dell'ammissione. La Corte europea dei diritti dell'uomo può essere considerato il grado di appello della nostra Cassazione: ma alla base di tutto ci deve essere una precisa violazione della convenzione dei diritti dell'uomo. In questo caso si tratterebbe del diritto alla proprietà di un bene. E che i giudici di Strasburgo vogliano vederci chiaro sull'intera vicenda, lo dimostra il fatto che al Governo italiano sono già pervenute le richieste della Corte che, su sei o sette punti, ha formulato specifiche richieste di documentazioni. Cioè, il giudice istruttore, prima di passare alla fase successiva, cioè l'udienza di merito, intende acquisire qualche dato in più. Per questo si attende da un momento all'altro la data di fissazione dell'udienza di merito in cui sia i costruttori (che hanno fatto ricorso), sia lo Stato italiano presenteranno memorie e discuteranno le loro tesi. La sentenza della Corte una volta che diventa definitiva dopo tre mesi dalla sua pronuncia, è vincolante. In teoria, se la Corte dovesse dare ragione ai Matarrese, potrebbe riconoscere la legittimità ad ottenere il risarcimento danni. Diversamente, si metterebbe definitivamente la parola fine sulla vicenda. Intanto, ieri sera, la giunta ha deciso di dare il via libera politico all'abbattimento. Tale necessità è emersa dopo la sentenza del giudice Di Lalla che ha da un lato sancito l'obbligo di demolizione, dall'altro ha consentito a Matarrese di proseguire la procedura di pignoramento sulla «porzione di area» su cui sono stati realizzati gli immobili abusivi. La dirigente del settore lavori pubblici dottoressa Marzia, che materialmente dovrebbe firmate l'atto di aggiudicazione definitiva della gara di demolizione, ha preso tempo proprio in virtù della «non esecutività» della sentenza. Un dato, questo, ininfluente per alcuni ma per altri vincolante soprattutto per la presenza, nel bando di demolizione, della facoltà per l’amministrazione di procedere o meno all'abbatimento pur in presenza della procedura di pignoramento. Da qui la lettera della dottoressa Marzia al sindaco Emiliano con la quale chiede due cose: prima di tutto se la sentenza del dott. Di Lalla ha modificato qualcosa rispetto all'orientamento del sindaco; seconda cosa, la clausola del bando di demolizione che prevede, a questo punto, un atto politico alla giunta. Iniziativa, a dire il vero, sollecitata nei giorni scorsi dal Polo che aveva puntato l'indice contro quello che è stato definito «comportamento da scarica-barile» del sindaco Emiliano. Sull'aspetto dell'atto della giunta aveva espresso il suo parere favorevole anche l'avvocatura del Comune. Lo scopo? «Blindare» ulteriormente il provvedimento del dirigente dei lavori pubblici che potrebbe (ma è solo un'ipotesi) prestarsi a un'eventuale impugnativa. La giunta, quindi, ha detto sì alla proposta di delibera formulata dall'assessore ai Lavori pubblici, Simonetta Lorusso, e ha rinunciato a quella facoltà di non procedere prevista dal bando di gara per la demolizione. La naturale conseguenza è che, già da oggi, la dirigente dei Lavori pubblici potrà firmare il provvedimento contando su un atto politico e non sulla lettera (sia pure impegnativa) del primo cittadino. L'impresa di Novara che si è aggiudicata l'appalto, la General Smontaggi, ha dichiarato di essere in grado di demolire l'ecomostro in 40 giorni. Aspettano solo il pezzo di carta e la consegna dell'area per aprire il cantiere.
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