Roma. Palazzo Barberini, militari sotto attacco Edoardo Sassi Corriere della Sera, 18/10/2005
Strinati: «Sono indignato, ho avvertito Buttiglione» Il sottosegretario Ventucci: museo da liberare, i patti vanno rispettati
«Indignazione». «Vergogna». «Mancanza di dignità». Nessuna cautela, il giorno dopo, nel criticare aspramente la paradossale storia raccontata ieri dal Corriere: l'odore di fritto, la disco music e le grida di «viva gli sposi» che invadono le sale della Galleria nazionale d'arte antica, dove sono esposti, tra i tanti, anche i capolavori di Raffaello e Caravaggio. Con i turisti infuriati che chiedono il rimborso del biglietto. Il tutto perché quel museo convive, suo malgrado, con il Circolo ufficiali delle Forze Armate. Che quel palazzo lo affitta per compleanni e matrimoni. E che da quel Palazzo non trasloca nonostante gli accordi sottoscritti e i milioni di euro (15) stanziati dal precedente governo (anche per restaurare la nuova sede del circolo). «La situazione descritta dal vostro giornale corrisponde, purtroppo, alla realtà. Del caso è stato informato in questi giorni il ministro Buttiglione. Da parte nostra c'è tutta la volontà di risolvere questa defatigante vicenda. Ma le assicuro, non è facile»: Claudio Strinati, soprintendente al Polo Museale romano e responsabile di Palazzo Barberini per la parte artistica è scoraggiato: «Musica, odori..., sì, so tutto. E denuncio la gravissima mancanza di dignità e rispetto da parte dei responsabili di questa assurda situazione. Che non siamo noi. Una mancanza di rispetto degna di critiche molto, molto severe». La sensazione, negli ultimi tempi, è che i militari si siano arroccati. A chieder loro di andarsene, ora, c'è infatti anche una parte del centrodestra: «Arroccati non so, di certo irrigiditi - dice Strinati - ma perché ci siamo irrigiditi, giustamente, anche noi. L'impegno preso da Veltroni e Andreatta nel 1997 va rispettato. Non siamo disposti a ulteriori sconti». Uno sconticino, a dire il vero, i Beni Culturali erano disposti a concederlo. Lo rivela il direttore regionale Luciano Marchetti: «Io personalmente ero contrario, ma si era comunque disposti a cedere la Sala del Trono per necessità di rappresentanza del ministero della Difesa. Badi bene, del Ministero. Non del circolo. Se insomma fosse venuta qualche personalità, potevano usare la sala e avremmo anche aperto loro il museo per visite private. Non è bastato». «E' vero - conferma Strinati - si stava studiando un codicillo in tal senso. Noi ci saremmo tirati dietro anche molte critiche, ma l'obiettivo era riavere il Palazzo nella sua interezza. Niente da fare». Bottiglione, comunque, non molla. E proprio in questi giorni è tornato a farsi sentire con il collega Antonio Martino (Forza Italia), titolare della Difesa. «Nessuno al ministero ha intenzione di mollare, lo può tranquillamente scrivere», dice Strinati. E sulla querelle Palazzo Barberini non molla neanche la politica. La questione giovedì scorso è stata all'ordine del giorno in Senato, con la risposta del governo all'interpellanza del senatore (Udc) Amedeo Ciccanti. Una denuncia, la sua, dai toni aspri e fuori dal politichese: «Mi sono recato personalmente a visitare la Galleria e mi sono vergognato perché nelle sale si percepiva, in modo offensivo, il lezzo delle attigue cucine, peraltro neppure a norma». Ciccanti cita anche il caso disco-music e i milioni di euro di danni provocati all'erario dal fatto che i militari non permettono la prosecuzione dei lavori previsti nell'ala da loro ancora occupata. Il governo in carica ha risposto nell'aula di Palazzo Madama, tramite il sottosegretario Cosimo Ventucci, Forza Italia, stesso partito di Martino: «Le finalità da realizzare (il grande museo e il trasferimento dei militari, n.d.r.) che sono state alla base di investimenti così ingenti non possono essere in alcun modo disattese».
|