Intervista ad Arnaldo Pomodoro: "Ma non sarà il mio mausoleo" la Repubblica affari finanza, 17 ottobre 2005
Milano Maestro, quali sono gli obiettivi della sua Fondazione? «Non è pensata per diventare una sorta di mausoleo della mia opera. La Fondazione avrà un'attività espositiva articolata. Abbiamo in programma la prima edizione di un premio per giovani scultori, poi mostre di autori come Gastone Novelli, oltre a rassegne cinematografiche e docu-mentaristiche, cicli di conferenze, seminari». Per realizzare l'edificio ci sono voluti circa cinque milioni di euro. Quanto è autofinanziato e quanto è pubblico? «Una fondazione privata deve poter contare su propri fondi, in modo consistente e regolare, altrimenti il concetto di "privato" sarebbe quanto meno atipico. Il progetto ha tuttavia potuto compiersi anche grazie all'aiuto concreto di alcuni sostenitori, e della Regione Lombardia, che ci ha concesso un Frisi, un prestito senza interessi». Lei è tra i pochi artisti viventi ad avere una sua fondazione. Quale ne è il tratto distintivo? «Non si tratta di un luogo specificamente dedicato alla mia opera, ma di un centro di cultura dai programmi ampi e articolati, una vera integrazione del circuito espositivo pubblico. Ecco, in questo senso penso che questa fondazione sia ancora unica». La fondazione è gestita da lei, sua sorella e le nipoti. Una conduzione molto famigliare, tipicamente italiana. E chi prenderà il testimone dopo di lei? «lo sono il presidente, mia sorella Teresa, senza la cui collaborazione non sarei riuscito a realizzare questo progetto, è il segretario generale, mia nipote Carlotta fa parte dello staff. Ma devo precisare che lo staff della Fondazione è composto da una decina di giovani studiosi e operatori. Abbiamo incaricato della direzione artìstica una figura autorevole come Flaminio Gualdoni, e che tra i collaboratori figurano studiosi di tutto il mondo. Che membri delle famiglie degli artisti abbiano parte importante nelle fondazioni non è né raro né "tipicamente italiano". Pensi alla fondazione Tàpies o alla fondazione Chillida: è un naturale elemento di continuità, oltre che di identità».
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