Attori, sindacalisti e politici uniti: Chi taglia non conosce la cultura http://www.repubblica.it/2005/j/sezioni/spettacoli_e_cultura/taglispet/arteribella/arteribella.html
ROMA - Lo spettacolo italiano si è fermato, oggi, per protesta contro contro i tagli previsti dalla legge finanziaria. Attori, registi, musicisti, documentaristi, operatori, politici e sindacalisti si sono riuniti al Centro Congressi Capranica di Roma per la manifestazione nazionale organizzata dall'Agis (Associazione generale italiana dello spettacolo), alla quale hanno partecipato migliaia di persone. Per la ressa moltissime persone sono rimaste fuori, nella piazza, compreso Nanni Moretti. E, dopo lo 'spettacolare' intervento di Benigni, che ha concluso gli interventi, è partito un lungo corteo che ha raggiunto Palazzo Chigi, guidato da Sabina Guzzanti.
La partecipazione all'iniziativa di protesta per il taglio del 40 per cento del Fondo Unico per lo spettacolo (Fus) previsto dalla Finanziaria (corrispondente a oltre 160 milioni di euro) è stata veramente sentita tra gli artisti, "finalmente uniti", come ha notato nel suo intervento Massimo Ghini, e anche tra i sindacalisti e i politici (tra i tanti in sala Piero Fassino, Giovanna Melandri, Willer Bordon, Fabio Mussi e Beppe Giulietti) che hanno sottolineato con energia il valore della cultura, valore, certo, etico, ma anche economico.
"Non credo che il governo non fosse in grado di trovare i 150 milioni che sono stati tagliati", ha evidenziato il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani. "E' piuttosto questo governo ad introdurre un progetto di società che è sbagliato, in cui costruire con la fantasia e con il metodo del lavoro è qualcosa che non va sostenuto perché può dare fastidio".
"Il FUS - ha ricordato il segretario generale della Cisl Savino Pezzotta - istituito nel 1985, se rivalutato del solo indice Istat sarebbe dovuto ammontare a circa 800 milioni di euro. Questa Finanziaria ne prevede 300. L'effetto immediato sarà una diffusa chiusura di attività di spettacolo (circa 5.000 aziende) con la conseguente perdita di oltre 60.000 posti di lavoro in un settore privo di ammortizzatori sociali". Una scelta miope, ha sottolineato Pezzotta, se si pensa "che lo spettacolo italiano è elemento incentivante del consumo del Made in Italy negli altri Paesi (come ad esempio il Giappone e negli Usa). Così come si fa finta d'ignorare che lo spettacolo italiano incentiva e sostiene il turismo culturale che nel nostro Paese rappresenta una risorsa strategica".
Un'osservazione che è stata ripresa successivamente dal regista Carlo Lizzani: "E' troppo incredibile che un governo che dichiara spirito imprenditoriale non abbia capito l'importanza del ritorno degli investimenti in cultura".
"Il giudizio su questa Finanziaria è negativo - ha confermato, a margine della manifestazione - il segretario dei Ds Piero Fassino - non solo si taglia ma si mostra di non comprendere il valore della cultura e dello spettacolo, che sono sempre stati una risorsa strordinaria per il nostro paese. Avrebbero potuto evitare i tagli con una politica economica seria".
Ma moltissimi sono stati soprattutto gli interventi della gente di spettacolo, a cominciare da quello del presidente dell'Agis, Alberto Francesconi, che, rivolgendosi al ministro della Cultura Rocco Buttiglione che oggi in un'intervista a un quotidiano faceva appello alla coscienza del mondo dello spettacolo, ha replicato: "Noi l'esame di coscienza ce lo siamo fatti bene, signor ministro - anche perchè qua dentro ci sono persone di spettacolo che hanno contribuito a creare la coscienza civile di questo Paese".
Il ministro Buttiglione a distanza ha a sua volta replicato ai manifestanti: i tagli, ha detto all'inaugurazione del museo 'Duilio Cambellotti' a Latina, "sono inaccettabili e saranno rivisti, c'è l'impegno del ministro Tremonti e del presidente Berlusconi", ha assicurato, precisando che comunque "non saranno in quella misura, un Paese deve dimostrare di essere grande quando, anche in momenti difficili per l'economia, investe nella cultura".
Il produttore Aurelio De Laurentis ha lanciato un appello al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: "Tu che con il cinema ti sei arricchito, tu che sei un uomo di spettacolo, intervieni!'".
Tra i cartelli di protesta più significativi, quello che racchiude lo slogan della manifestazione, "Chiudere un giorno per non chiudere per sempre".
Oltre ai rappresentanti di Agis, Anica, Anac, Slc Cgil, Sindacato Attori Italiani, Fistel Cisl, Forum Attori Italiani, Uilcom Uil e Coordinamento Attori Uilcom, molti i volti noti in sala tra i quali attori e attrici e registi come Anna Galiena, Mariangela Melato, Gabriele Lavia, Giulio Bosetti, Massimo Ghini, Sabina e Corrado Guzzanti, Gigi Proietti, Fiorella Mannoia, Michele Placido, Carla Fracci, Christian De Sica, Paola Quattrini, Gigi Magni, Valerio Mastandrea, Enrico Brignano, Lucrezia Lante Della Rovere, Isabella Ferrari, Chiara Muti, Alessandro Haber, Ninetto Davoli, Mimmo Calopresti, Valeria Golino, Chiara Caselli, Citto Maselli e Cecilia Dazzi. Il più applaudito, oltre a Benigni, è stato Pietro Garinei.
Ma moltissimi non sono neanche riusciti ad entrare, sono rimasti in piazza e si sono uniti alla seconda parte della manifestazione, il corteo verso Palazzo Chigi. Tra loro i fratelli Taviani e Moni Ovadia, arrivato con la valigia: "Sono venuto apposta da Milano, e devo ritornarci subito", ha detto.
Nella piazza anche numerosi artisti di strada: un gruppo di giovani musicisti con gli organetti, e un cartello con su scritto "Che brutto spettacolo", e naturalmente Pulcinella.
|