Le Province e la cultura Ledo Prato ARENA - GIORNALE DI VICENZA 14-OTT-2005
In un rapporto pubblicato recentemente sull'economia della cultura è stato evidenziato che le Province, negli anni '90, hanno rappresentato, nel sistema pubblico, i soggetti che hanno destinato maggiori risorse al settore dei beni e delle attività culturali. A conferma di una consapevolezza del proprio ruolo e dell'importanza assegnata a questo settore nelle politiche di sviluppo locale. E questa linea si è andata ulteriormente sviluppando in questi primi anni del terzo millennio, nonostante la nota e crescente riduzione dei trasferimenti da parte del Governo. Con questa consapevolezza si riuniscono oggi a Verona gli Assessori alla Cultura dell'Unione delle Province Italiane. Ma è proprio la scarsità delle risorse pubbliche che obbliga gli enti locali a ripensare il sistema ài governante di questo settore, strategico per la crescita civile delle comunità locali ma anche per lo sviluppo economico del Paese. n precedente modello assegnava allo Stato compiti di tutela, valorizzazione e gestione del patrimonio ma anche funzioni di promozione delle attività culturali (dal cinema, al teatro alla musica). In questo contesto le autonomie locali provvedevano alla cura e alla gestione del proprio patrimonio civico e indirizzavano le proprie risorse in direzione dell'offerta culturale locale. Una sorta di divisione dei compiti che ha rappresentato il più grande ostacolo allo sviluppo di questo settore e ha separato il comparto dalle politiche economiche generali, in una auto-referenzialita di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze. In nessun altro settore come in questo era così evidente una concezione verticistica e gerarchica del sistema pubblico, una sostanziale diffidenza verso il sistema delle autonomie locali, con qualche nota critica e polemica verso i meccanismi democratici del nostro Paese che legittimano le classi dirigenti ai vari livelli di governo. Ora sembra che questo modello sia in fase di superamento. Il Codice dei beni culturali sancisce il principio della leale collaborazione fra Stato, Regioni, Province e Comuni, dettando le regole alle quali tutti sono chiamati ad attenersi. La sfida per le Province parte da qui. E il nuovo modello di go-vernante deve superare la vecchia gerarchla istituzionale per inaugurare una stagione nella quale la pari dignità delle istituzioni pubbliche e assicurata da procedure e regole condivise. Ed ecco quindi la necessità che le Regioni, nell'adottare nella propria legislazione i dettati del Codice non procedano senza una efficace intesa istituzionale con le Province e i Cornimi, a cui va riconosciuto un ruolo decisivo nella riorganizzazione, valorizzazione e promozione del patrimonio culturale. Questo nuovo modello di governante risponde alla esigenza di ricomporre nel territorio compiti e funzioni che favoriscano politiche di integrazione fra i diversi settori che concorrono allo sviluppo locale. In un Paese come il nostro è davvero sorprendente che non ci siano sedi, mezzi e strumenti per una politica coordinata tra valorizzazione dei beni culturali, eventi, spettacolo e promozione turistica. Il vecchio modello ha contribuito a tracciare un solco sempre più ampio fra questi settori, generando una attribuzione di funzioni assolutamente asimmetrica. Oggi questo modello può essere rivisto se, a partire dal Ministro Buttiglione, si da un impulso all'applicazione del Codice dei beni culturali. Le Province possono essere uno snodo fondamentale di questo disegno in ragione delle competenze ad esse affidate.
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