Ecomostro a Pantelleria Primo Di Nicola L'Espresso 20-OTT-2005
Un'antica cantina su una baia incantevole. E un progetto per ristrutturarla e valorizzarla. Ma dai lavori spunta invece un colosso di cemento. Denunciato in Procura
Un autentico ecomostro. In uno dei punti più belli dell'isola. Venuto su, al posto di un prezioso cimelio architettonico, l'antica cantina Casano, nell'indifferenza delle autorità locali. Accade a Pantelleria, ma la vicenda ha già varcato la soglia della Procura della Repubblica di Marsala, alla quale si sono rivolti con un esposto oltre 200 turisti e residenti dell'isola. Cittadini che frequentano da una vita la zona di Cala Tramontana e che conoscono i luoghi devastati come le loro tasche. E che nell'esposto ricordano come Pantelleria si sia sinora mantenuta intatta grazie a un rigoroso vincolo paesistico che, tra i «beni emblematici di particolare pregio ambientale», indica proprio Cala Tramontana. Ai bordi di questa cala e a pochi metri dal mare, sorgevano «due cospicui caseggiati uno dei quali adibito a magazzino per lo stoccaggio dei mosti» che le navi venivano a caricare proprio nella cala: «Un vero e proprio manufatto di archeologia industriale», recita l'esposto, visto che «entrambi, costruiti in pietra nera, conferivano alla Cala una inconfondibile fisionomia». Cosa è successo negli ultimi mesi? Che entrambe le costruzioni sono state interessate da una intensa attività edilizia, «in particolare il magazzino di stoccaggio dei mosti è stato quasi completamente demolito nelle sue mura perimetrali e al suo posto è stato costruito un immenso edificio con numerose finestre e corpi tecnici su tetto piano, allo stato incompleto»: l'ecomostro, appunto. Che, fatto sconcertante, ha avuto tutti i suoi cantieri autorizzati, come si può leggere sui cartelli esposti e che riportano tutte le indicazioni di legge. La prima e più interessante è il nome della società proprietaria dell'immobile e titolare delle licenze edilizie. Si chiama Approdo Mediterraneo Seminario Veronelli, una srl il cui azionista di maggioranza è Giacomo De Laude, un imprenditore immobiliare varesino. E Veronelli, sì, proprio Luigi, il celebre enogastrono deceduto un anno fa, cosa c'entra in questa storia? A lui, amante e frequentatore dell'isola, una volta copro-prietario della storica cantina Casano, De Laude fa risalire la paternità dell'idea di ristrutturare l'immobile per crearvi una struttura ricettiva che accanto allo sfruttamento turistico si proponesse di creare un centro per la valorizzazione delle risorse naturali dell'isola, dall'uva ai capperi. Solo che Veronelli non se l'è sentita di portare avanti il progetto e ha ceduto per tempo la sua quota proprietaria proprio a De Laude. Che ha messo a punto il progetto di "ristrutturazione" facendoselo finanziare con i fondi pubblici del patto territoriale "Pantelleria e isole del Mediterraneo". Cosa prevede il progetto? La sua lettura è illuminante sia sull'importanza dell'immobile sia sulla portata della distruzione cui è stato sottoposto. Il fabbricato oggetto della ristrutturazione, costruito dai conti Casano ai primi del '900, aveva un configurazione geometrica e una superficie di circa 460 metri. Una parte era costituita «da alcuni locali abitativi che sicuramente erano la residenza degli addetti ai lavori», mentre l'altra parte si articolava in due grandi ambienti adibiti allo stoccaggio dell'uva, alla sua pigiatura e alla lavorazione dei mosti. La struttura era costituita da «un'imponente muratura perimetrale e da alcuni pilastri centrali realizzati in blocchi di pietra squadrati a mano e prelevati dalla roccia vulcanica caratteristica dell'isola». Beni preziosi che, almeno sulla carta, gli autori del progetto pareva volessero conservare. Mantenere in vita il prezioso manufatto «che rappresenta un monumento importante per lo sviluppo economico» dell'isola; destinarne una parte «al ricordo della cultura pantesca» con l'istituzione di un museo della cultura vinicola, accanto alla realizzazione di una sala conferenze e di una decina di alloggi «da destinare a residenti o amanti dell'isola»: questi i proponimenti sbandierati dai presentatori del progetto. E le facciate esterne perimetrali in pietra lavica, l'elemento essenziale della bellezza della struttura? «Saranno mantenute e ripristinate nella loro condizione originale», scrivevano i progettisti. Che fine hanno fatto invece? Risultano quasi completamente distrutte: al loro posto ci sono ora le pesanti pareti in cemento denunciate nell'esposto. E come sono venute giù le vecchie mura perimetrali? Di chi la colpa? «Del vento e di una violenta mareggiata », si giustifica De Laude. Che in attesa che la Procura accerti la responsabilità dello scempio, promette di «rimettere le cose a posto rivestendo le mura perimetrali in cemento con le antiche pietre laviche». |