Sciopero degli artisti domani contro i tagli della Finanziaria di Clara Ferreira-Marques REUTERS, giovedì ottobre 13, 2005 6.35
MILANO (Reuters) - Dal teatro La Scala di Milano ai cinema di tutta Italia, l'industria dello spettacolo si fermerà domani per protestare contro i progetti del governo di tagliare i finanziamenti destinati alla cultura. Tagli che potrebbero portare persino alla chiusura della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.
"Non è una questione di andare avanti zoppicando. La questione è molto più seria", ha detto Davide Croff, presidente della Biennale di Venezia che organizza il Festival del Cinema.
La proposta di legge Finanziaria per il 2006, approvata dal Governo lo scorso mese e in corso di votazione alla Camera, include progetti di riduzione di oltre il 30% dei fondi che sono un contributo fondamentale per iniziative culturali locali che vanno dalla produzione di film al restauro, appena concluso, del teatro La Fenice di Venezia.
"Il festival costa tra gli 8 e 8,5 milioni di euro -- un taglio del 30% significa renderlo insostenibile. In queste condizioni, il festival non può andare avanti", ha detto oggi a Reuters Croff.
Il governo ha stabilito un taglio di oltre 160 milioni di euro ai fondi statali per l'arte come parte di un più grande pacchetto di misure per ridurre la spesa pubblica, del valore totale di 11,5 miliardi, necessarie per mantenere sotto controllo i conti pubblici.
Oltre a ridurre i fondi statali, la Finanziaria prevede anche tagli alle regioni che sostengono le iniziative locali e quelle delle compagnie teatrali più piccole che più necessitano degli incentivi pubblici.
"Temo che nessuno abbia pensato alle conseguenze di queste misure", ha affermato Fiorenzo Grassi, responsabile per la Lombardia dell'associazione di categoria Agis.
"Circa sue terzi delle società italiane, in particolare cinema e musica, non riusciranno ad arrivare alla fine dell'anno".
CORO DI PROTESTE
Anche i lavoratori de La Scala dicono che i tagli potrebbero avere conseguenze disastrose dopo un anno movimentato per il teatro milanese in cui si sono susseguite le protese contro il management che hanno portato alle dimissioni del direttore musicale Riccardo Muti.
Il teatro, che deve far fronte a un buco di bilancio dopo il restauro costato 61 milioni di euro, ha sospeso lo spettacolo in cartellone domani, l'opera di Gioacchino Rossini "Il barbiere di Siviglia", per lo sciopero.
"Con questi tagli, le piccole istituzioni sono finite. Le più grandi continueranno a esserci ma tra mille difficoltà", ha detto Nicola Cimmino, rappresentante della Cgil alla Scala.
Nel bilancio dello storico teatro gli investitori privati contano al massimo per il 12%.
"La situazione è veramente molto seria. Siamo spaventati dall'idea che il peso degli investitori privati possa aumentare. La nostra battaglia è sempre stata affinché il teatro rimanesse autonomo", ha aggiunto.
Per il cinema italiano, che tenta di competere con le produzioni straniere, i tagli sarebbero altrettanto devastanti.
"Come stanno le cose oggi, la situazione è molto preoccupante", ha detto Croff. "Tutti dovranno fare la loro parte e noi faremo la nostra cercando fondi altrove. Ma speriamo che il governo consideri l'impatto che un colpo alla Biennale avrebbe per l'immagine del paese".
Come conseguenza della vasta protesta che culminerà con una manifestazione a Roma, anche il regista Roberto Benigni sarà costretto a rinviare l'uscita del suo nuovo film "La tigre e la neve" in programma domani.
"Puoi dire che non abbiamo abbastanza soldi perché non c'è una classe emergente (di registi)", ha detto Benigni al Giornale dello Spettacolo questa settimana.
"Nessuno è interessato al mondo dello spettacolo e al cinema, non valgono più nulla. Questo è quello che pensano i politici".
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