Palazzo Grimani, il nuovo museo dove l'archeologia diventa hi-tech Martina Zambon Corriere del Veneto, 12-OTT-2005
E' l'unico edificio cinquecentesco rimasto intatto, perfino senza impianti interni. A fine 2006 il restauro sarà concluso: percorsi virtuali tra le antiche collezioni
VENEZIA — Palazzo Grimani, un intatto scrigno architettonico e artistico cinquecentesco, privo di impianti di qualsiasi tipo diventa un museo hi-tech. Senza una sola presa elettrica a muro. Riscaldamento, illuminazione e tubature, ogni tipo di intervento all'interno del Palazzo voluto dal doge Antonio Grimani in ruga Giuffa, nei pressi di Santa Maria Formosa, sarà semplicemente invisibile. Termosifoni, lampade, punti elettrici saranno celati dal design minimalista di sedute, teche espositive e indicazioni del percorso espositivo e gestite senza fili, tramite telecomandi. Per ammirare il palazzo (degno di una visita per stucchi, affreschi e pavimenti pastellati) si dovrà attendere ancora un anno. Il termine dei lavori che la Sovrintendenza veneziana sta portando avanti è fissato per dicembre 2006 con un costo totale di cinque milioni di euro finanziati dal Ministero per i Beni e le Attività culturali. La tecnologia mette il suo zampino anche nell'allestimento. Si sta studiando la posizione di statue e manufatti attraverso simulazioni virtuali. Così come saranno virtuali tramite un terminale interattivo le ricostruzioni sia a Palazzo Grimani che nel Museo archeologico nazionale di Piazza San Marco, dove si trova gran parte della collezione Grimani. «I due musei - spiega Giovanna Nepi Scirè, sovrintendente del Polo museale veneziano, che oggi illustrerà l'intervento al convegno organizzato a palazzo Cavalli-Franchetti, dall'Istituto Veneto di Scienze, lettere e arti - saranno legati da un fil rouge e speriamo da un unico biglietto». Si avvia così a una brillante conclusione una delle questioni più annose del centro storico. Il Palazzo, acquistato dallo Stato nel 1981 era stato oggetto dì parziali restauri a singhiozzo con finanziamenti altrettanto saltuari fino al 2002 quando il nuovo Polo museale veneziano l'ha «ereditato». In stretta collaborazione con la Sovrintendenza veneziana il progetto di realizzare un museo imperniato sulla favolosa collezione Grimani parte a ritmi sostenuti e sono già stati ultimati lavori corposi come il sistema di difesa dall'acqua alta con vasche e drenaggi personalizzati per ogni vano con acciaio inossidabile nei ferri delle armature. «Gli interni di Palazzo Grimani sono incredibili persino a Venezia - spiega Nepi Scirè - si potranno ammirare opere di Federico Zuccari. affreschi di Francesco Salviatì e Camillo Mantovano, stucchi di Giovanni da Udine. Sarà un museo di se stesso in un certo senso, poche opere selezionate, vogliamo portare molti calchi per ricostruire la tribuna a due altezze realizzata per le collezioni di statue greche e romane e riportare alcune delle opere legate alla Serenissima, ora all'Accademia o a Palazzo Ducale, nel palazzo. Le celebri collezioni Grimani includevano opere di Leonardo, Giorgione, Raffaello, Bosch e Dùrer fra gli altri. In città è rimasto lo stupendo Breviario Grimani ora alla Marciana. Nell'800 Michele Grimani ha venduto tutte le altre opere a un antiquario e in poco tempo si sono disperse. Cercheremo di ricreare il gusto collezionistico del Grimani». Al lavoro, con gli esperti della Sovrintendenza Annalisa Bristot, Sandro Longega, Ferdinando Rizzardo e Claudio Menichelli, c'è anche l'architetto spagnolo Salvador Perez Arroyo. «Arroyo ci sta aiutando a studiare un piccolo robot dal design minimalista - spiega la sovrintendente Renata Codello - che regola temperatura, umidità e illuminazione ma anche un terminale informatico».
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