Leo Gullotta: «La cultura non è una spesa ma un investimento» Roberta Ronconi Liberazione, 11/10/2005
Spettacolo e cultura in sciopero il 14 ottobre contro i tagli della Finanziaria. Intervista all'attore che invita colleghi, lavoratori e cittadinanza ad aderire alla protesta. «I motivi di questi tagli sono tutt'altro che oscuri. E' evidente che in questo modo si vuole tagliare non una spesa ma la possibilità, per gli abitanti di questo paese di sapere, capire, pensare»
«Imbarazzante, vergognosa, scelga lei le parole. Le peggiori vanno tutte bene». La decisione del governo di tagliare i fondi alle politiche culturali nella prossima manovra finanziaria scatena l'indignazione di Leo Gullotta. Non è certo il solo. In queste ore le voci di protesta ai tagli previsti dalla Finanziaria 2006 (circa il 40% degli stanziamenti del 2005) si stanno moltiplicando a grande velocità, lasciando intravedere una adesione massiccia allo sciopero indetto per il 14 ottobre. Ma Gullotta, attore, autore, mattatore televisivo e grande interprete teatrale, in queste ore ha una voce più decisa e stentorea del solito e le sue parole non si fermano alle condanne, cercano anche di capire il senso, di certe scelte. «La realtà è che viviamo in un paese in cui la cultura, negli ultimi cinque anni, non ha goduto di alcun appoggio, al contrario. E ora vengono a mangiare ulteriormente da un piatto già vuoto». I motivi, precisa Gullotta «sono tutt'altro che oscuri. E' evidente che in questo modo si vuole tagliare non una spesa ma la possibilità, per le persone di questo paese di sapere, capire, pensare. L'Italia di oggi è un paese governato da chi crede che il cittadino, più ottuso è meglio è, meno sa meglio lo si manovra». Gullotta è uno degli artisti italiani più impegnati nelle battaglie civili e politiche. Non bisogna certo pregarlo per vederlo impegnato in prima fila, quando è necessario. «In questi giorni farò tutto quanto è nelle mie possibilità per promuovere questo sciopero e per coinvolgere più persone possibili, tutti devono sapere che non è solo in gioco una serata in più o in meno a teatro ma il lavoro e la professionalità di 260mila persone che i tagli potrebbero far sparire dal mondo del lavoro». Il problema, sottolinea giustamente l'attore è di fondo, «ed è quello di un governo che vede la cultura come una spesa e non come un investimento. La differenza è sostanziale, anche perché ai tagli alla cultura e allo spettacolo corrispondono tagli alla scuola, all'università, alla ricerca. Il nostro è un governo che pensa che la cultura sia una cosa che riguarda i soliti quattro intellettualoidi di sinistra... Ma io mi domando, davvero non si poteva tagliare da qualche altra parte?». Gullotta ha la domanda e anche la risposta: «per esempio, era proprio necessario costringere i comuni a restituire l'Ici agli enti ecclesiastici? Così non solo gli si tagliano i fondi, ma li si costringe anche a sborsare soldi per pagare una improvvisa e inaspettata retroattività. Penso davvero tanto male se dico che sembra una manovra a fini elettorali?». Non succede spesso che la cultura scioperi. «E' successo altre volte, per singole categorie - precisa il nostro interlocutore -. Ma ora la cosa è diversa, perché la situazione è nera come mai e credo che la percezione della gravità sia davvero diffusa. Non è questione di un gruppo di registi o di attori... Questa volta dobbiamo unirci in un solo abbraccio, lavoratori, popolazione, artisti e manifestare insieme. L'arte, la poesia, il teatro, il cinema, la musica... Tagliare la creatività vuoi dire tagliare il futuro». Ricordiamo che, per protestare contro la manovra del governo, il mondo della cultura e dello spettacolo ha indetto un giorno di sciopero il 14 ottobre. Primo atto della protesta sarà la chiusura dei luoghi di spettacolo da parte delle imprese e lo sciopero dei lavoratori del settore. Nello stesso giorno alle 14.30 si terrà a Roma una grande manifestazione nazionale presso il Centro Congressi Capranica, a piazza Capranica.
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