Landolfi: «Non vogliamo soffocare la cultura» Secolo d'Italia, 11/10/2005
Landolfi spiega che si potranno limitare le conseguenze dei tagli nel maxi-emendamento alla Finanziaria Buttiglione: la sinistra collabori a cercare risorse invece di boicottare le nostre iniziative
Roma. Il governo non vuole soffocare le espressioni culturali. E per questo il ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi, annuncia che sarà posto rimedio alle possibili conseguenze dei tagli alle spese culturali previsti nella legge finanziaria con il maxiemendamento che l'esecutivo presenterà in calce alla manovra «In un momento difficile per l'economia nazionale - ha fatto presente l'esponente di An - è giusto che ognuno faccia la sua parte di sacrifici. Li stiamo facendo tutti e tutti cerchiamo di attutirli. Anch'io sto facendo pressioni sul ministro Tremonti affinchè - ammette Landolfi - sia meno severo con le attività che espleto attraverso il mio dicastero; esiste ancora la possibilità di apportare correttivi alla Finanziaria attraverso il maxiemendamento del governo, sarà quella la sede in cui ciascun ministro potrà venire incontro alle esigenze degli attori e dei lavoratori dello spettacolo». Delle cui paure ha già promesso di farsi carico lo stesso ministro dei Beni culturali, Rocco Buttiglione. Nel contempo, l'esponente dell'Udc ha svelato le manovre della sinistra: in Parlamento boicotta le iniziative e poi in piazza appoggia le proteste delle categorie svantaggiate dalla loro azione alle Camere. E' il caso della legge sul cinema «Ci sono state persone che mi hanno chiamato - ha rivelato Buttiglione - assicurandomi che avrebbero fatto pressione sull'opposizione per spiegare la reale situazione del cinema italiano». Di conseguenza, il ministro spera che il centrosinistra accolga il suo appello perché sospenda l'ostruzionismo e faccia approvare il finanziamento del settore. «Sono misure necessarie e indispensabili - ha sottolineato - e che non c'è tempo da perdere. Il rischio è grave. Ma soprattutto non sono misure che hanno un carattere partigiano. Non si può agire con il cinema italiano come un ostaggio che se poi muore si butta la colpa sulla famiglia perché non ha pagato il riscatto. Non è giusto. Bisogna di comune accordo trovare un cammino per fare in modo che le norme contenute nei decreti cinema - ha concluso Buttiglione - siano rapidamente approvate dal parlamento».
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