Il Lisippo? Finì pure in Brasile Massimo Foghetti Corriere Adriatico, 8 ottobre 2005
Nuovi misteri
FANO - Lisippo, si aggiungono nuovi misteri. Sciolto quello sul ritrovamento, ecco che ne compaiono altri. E' il professor Alberto Berardi a rivelarli. Secondo lo studioso la statua in un primo momento finì in Brasile, insieme a un carico di medicinali spediti a un missionario. I piedi poi. Non è vero che non sarebbero stati ritrovati. Anzi, furono venduti per la bellezza di 300 milioni di vecchie lire. E poi c'è quel viaggio che Pirani compì in America, a Malibù. Un biglietto gratis, pare. Volo transoceanico e un taxi pronto ad aspettarlo all'aeroporto. Il Lisippo dei misteri, Alberto Berardi svelta nuovi retroscena e strane coincidenze "Finì anche in Brasile dai missionari" Non è vero che la statua era rimasta monca. I piedi furono ritrovati messi sul mercato e venduti per 300 milioni di vecchie lire
FANO - Anche se ormai molto è stato detto e scritto, come accade per tutti gli eventi di eccezionale portata, la vicenda del Lisippo continua a mantenere molti misteri. Per il professor Alberto Berardi, che ha compiuto ricerche, ha mantenuto continui contatti con le autorità preposte e ha ascoltato diversi testimoni, non tutto è stato chiarito. I piedi per esempio, sarebbero stati trovati e venduti. Per quanto? Secondo Paolo Moreno, massimo studioso di scultura greca, sarebbero stati valutati 300 milioni di lire. E ancora. In un primo momento l'esperto d'arte Elie Borowsky consigliò a Getty di non pagare il Lisippo più di 2 milioni di dollari. La somma, ricordiamo, salì invece fino a 3 milioni e 900miladollari. "Federico Zeri - racconta Berardi - mi parlò del luogo in cui fu effettuato il ritrovamento chiamato "Fossa del diavolo", un luogo maledetto che i pescatori evitavano come la peste, come mai il motopesca "Ferri Ferruccio" si diresse proprio in quel luogo? E perché per quarant' anni i membri dell'equipaggio furono sempre evasivi sulla identità di questo luogo?". "Oscuri rimangono anche -continua il professore - i nomi di tutte le persone a cui fu mostrata la statua, una volta che questa fu portata a terra e nascosta nella zona del porto. Tuttavia un giornalista americano del "Saturday Review of litterature", tale Bryan Rostron, riporta in un suo articolo del 1979 che il parroco del porto sapeva". E' singolare come in tutta la vicenda si incontrino spesso dei religiosi: a Berardi fu riferito che la statua fu offerta anche a un potente monsignore del Vaticano che la rifiutò. Non si sottrasse invece al compito di celarla nella sua canonica don Giovanni Nagni di Gubbio che fu processato e alla fine assolto in Cassazione. In più una versione alternativa alla vendita del Lisippo da parte dei Barbetti a certi compratori milanesi, di cui il nome è sempre rimasto sconosciuto, parla di una spedizione della statua in Brasile, effettuata insieme a materiale medico indirizzato a un missionario. In seguito la statua sarebbe tornata in Europa per giungere infine nelle aste londinesi. E' proprio il caso di dire che il Lisippo ha galleggiato tra la fossa del diavolo e l'acquasanta. Sempre secondo le ricerche di Berardi, la seconda tappa del bronzo, una volta trasportato a terra, non fu un luogo prossimo a Carignano, ma l’orto della casa di Dario Felici a Carrara. "Fu Felici stesso che me ne parlò - afferma Berardi - tanto è vero che Pirani quando lo venne a sapere si lamentò con il Felici per le sue confidenze. Evidentemente c'era un patto omertoso tra i due". La cosa più interessante, rivelata da Berardi e confermata anche da Athos Rosato, uno dei componenti dell'equipaggio del "Ferri Ferruccio" che probabilmente costituisce la fonte, riguarda un frammento di bronzo che Pietro Barbetti staccò dalla statua e ripose nel suo portafoglio, a ricordo della statua. "Se si potesse rintracciare questo frammento - afferma il professore - sarebbe la prova incontrovertibile che il Lisippo ci appartiene e il Getty Museum non potrebbe far altro che restituircelo". Un altro punto oscuro riguarda il fatto che non sarebbe mai stato appurato il coinvolgimento della Soprintendenza umbra in merito al rilascio di un'autorizzazione all'espatrio del reperto. Allora più che di una statua di grandi dimensioni, si parlava di un "bron-zetto", equivoco ammissibile, dato che nessuna delle autorità inquirenti aveva visto l'oggetto d'arte di cui si parlava. Anche il viaggio di Pirani a Los Angeles, per Berardi rappresenta un piccolo mistero: soprattutto per la differenza di trattamento che ricevette il pescatore fanese, cui fu consentito di vedere la statua, rispetto a quello ricevuto dal consigliere regionale Giancarlo D'Anna respinto brutalmente dal personale addetto alla sorveglianza. Non solo. Pirani, sembra, viaggiò con un biglietto omaggio e in aeroporto trovò un taxi ad attenderlo. Infine, perché le ricerche in mare sono state sempre rinviate? Di fronte a un ritrovamento del genere che rappresenta una ricchezza culturale inimitabile e anche una risorsa particolarmente accattivante dal punto di vista turistico e quindi economico, si sarebbero dovute muovere intere flotte di navi. Invece niente. Nonostante le promesse e le assicurazioni, nessuna seria ricerca è stata fatta. Perché? Si tratta di una delle tante domande che rimangono senza risposta, a fronte anche del ritrovamento di un altro bronzo di un atleta che si deterge con lo strigile, ritrovato nel mare di Lussino, forse appartenente allo stesso gruppo. "Noi saremo anche un po' feticisti - conclude Berardi - ma se il Lisippo vanta un alto valore culturale, perché chi ha il potere di agire a vantaggio dell'Italia, non lo fa?".
|