CARTOLARIZZAZIOEN: II mistero delle nuove dismissioni - Ritornano le spiagge e l'Anas? Il Riformista, 5 ottobre 2005
■ Una delle tante incognite della finanziaria si chiama «dismissioni straordinarie di immobili». Una partita enorme che sulla carta vale tre miliardi di euro ma potrebbe lievitare a sei e che è ancora sostanzialmente da definire. Servirà, come ha spiegato il vice ministro Vegas, a finanziare le misure pro-Lisbona, cioè gli interventi di rilancio dello sviluppo. Ma il vero interrogativo, naturalmente, è cosa conterrà questo pacchetto di nuove entrate. Al Tesoro scrollano le spalle: non si sa ancora nulla di preciso, anche se qualche idea inizia ad circolare. Si vocifera che Tremonti potrebbe tirare fuori dal cilindro la sua proposta dello scorso aprile della concessione delle spiagge che aveva provocato non solo la levata di scudi di molti governatori delle regioni meridionali, ma anche il sarcasmo di qualche collega di governo. Il misurato Pisanu aveva esclamato ad esempio che «finalmente la questione meridionale si risolve ai pubblici incanti!». Allora Tremonti era vicepremier e al ministero dell'Economia comandava Domenico Siniscalco, indi la questione fu derubricata dopo pochi giorni. Ma l'ala tremontiana di Forza Italia ha continuato a considerarla un'ipotesi validissima di reperimento di nuove risorse, e anche di riqualificazione del settore turistico, tanto che il relatore al ddl competitività, Crosetto, l'ha inserita poco dopo nel provvedimento che si è poi arenato alla Camera. Nel carnet delle ipotesi da inserire nel pacchetto dismissioni ci sono, dopo il successo dell'operazione Fip - la vendita ed il riaffitto di immobili pubblici che ha incassato 600 milioni in più del previsto - il Tesoro sta valutando nuovi immobili governativi da cedere con il meccanismo di lease back. Tuttavia, al di là dei nuovi eventuali appartamenti e simili rastrellati qua e là per garantire nuove entrate una tantum, l'interrogativo vero restano le operazioni di quest'anno rimaste in sospeso e che potrebbero essere rimbalzate, secondo alcune fonti del Tesoro, all'anno prossimo. Per il 2005 erano previste operazioni immobiliari per sette miliardi di euro, che allo stato dell'arte sono quasi tutte con esito incerto. Esempio: l'Anas, un'altra vecchia fissa di Tremonti, che ha cercato sin dal primo anno di governo a escluderla dalla P.A. per alleggerire il deficit di circa 2,5 miliardi di euro. Allora e nei successivi due anni glielo ha impedito una regola europea piuttosto elementare che dice: per non essere considerata non più statale, un'azienda deve garantirsi almeno il 50% di introiti pro-pri. Il suo erede, Siniscalco, ha continuato a coltivare quest'idea, tanto che ha tentato nuovamente di buttarla fuori dal perimetro della P.A nella scorsa finanziaria. Infine, è notizia delle scorse settimane che al Senato è stato accolto un emendamento al decreto infrastnitture del presidente della commissione Lavori pubblici, Grillo, che da l'avvio alla riforma dell'Anas attraverso la cessione di 4500 chilometri di strade e autostrade per l'equivalente di 3 miliardi di euro. Ora, se il decreto sarà approvato in tempo (sarà dura, con le esigue "finestre" parlamentari rimaste al di là della finanziaria), l'operazione va in porto da quest'anno la società di gestione delle strade non peserà più sul disavanzo. Ma altrimenti? La riforma potrebbe ipoteticamente essere trasferita in un emendamento alla finanziaria e garantire 3 miliardi di introiti per il 2006. In quel caso però ci sarebbe un buco nei conti pubblici 2005 di circa 0,3% di Pii. Lo stesso discorso vale per Scip3, l'operazione da circa un miliardo di euro di cartola-rizzazione degli immobili del ministero della Difesa e del Demanio sempre rimandata a causa delle resistenze dello stesso ministero . Se non andasse in porto entro la fine dell'anno sarebbe un altro buco nel deficit 2005. Un altro mezzo miliardo con un grande punto interrogativo restano alcune proprietà residue di Scip2, calcolate sempre sul 2005. Slitteranno al 2006, lasciando ancora una falla nei conti di quest'anno? In conclusione, se è vero che la partita dismissioni 2006 è ancora una casella vuota, è vero anche che non sono rimaste molte proprietà cartolarizzabili e che le vendite di quest'anno procedono molto a rilento. La tentazione di rimandarle all'anno prossimo deve essere insomma piuttosto forte, a via Venti Settembre. Ma una cosa del genere avrebbe effetti devastanti sul deficit 2005, e, dettaglio più grave, sul debito, il notorio vero tallone d'Achille dei nostri conti pubblici. ■
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