Spazio ai privati nei musei Antonello Cherchi Il sole 24 ore 8/10/2005
ROMA. Più spazio ai privati nella gestione dei servizi dei luoghi d'arte. La prospettiva è quella di progetti integrati, che insieme al grande museo valorizzino anche i siti meno famosi, grazie a concessioni della durata di nove anni, a un aggio sui biglietti più favorevole, a un rapporto tra lo Stato e i con-cessionari che diventa più dinamico, di partnership. L'evoluzione della legge Ronchey — la prima che ha aperto i monumenti alla gestione privata — è contenuta in una circolare firmata l'altro ieri dal ministro dei Beni culturali, Rocco Buttiglione, e inviata alle soprintendenze. Il documento contiene le linee, già accennate dal Codice dei beni culturali, che dovranno essere seguite a partire dai prossimi bandi di gara per l'assegnazione dei servizi dei luoghi d'arte. ■ La progettualità. I privati non devono più limitarsi «alla gestione passiva e separata dei singoli servizi aggiuntivi», ma «sforzarsi di offrire un insieme organico di prestazioni di accoglienza, tali da migliorare l'offerta culturale e, in prospettiva, l'afflusso di visitatori agli istituti e ai luoghi di cultura». Questo è l'obiettivo che si deve perseguire con le nuove concessioni. Dunque, non più la frammentazione delle gestioni: a una società la biglietteria, all'altra il merchandising, all'altra ancora i punti di ristoro. È necessario cambiare prospettiva e favorire «l'affidamento congiunto a un unico concessionario del sistema integrato dei servizi di biglietteria e di pulizia (compresa la manutenzione di eventuali aree verdi del sito) e dei servizi aggiuntivi, integralmente considerati, ivi incluso quello di bar-ristorazione e di organizzazione di mostre e iniziative promozionali». Non solo, ìl progetto di gestione e valorizzazione deve essere anche più ampio, cercare di affiancare «a beni e siti di maggiore rilevanza, anche beni e siti cosiddetti "minori", collocati in centri urbani più piccoli e periferici». Insomma, dare vita a un vero e proprio marketing culturale del territorio. Questo non significa che sia definitivamente preclusa la possibilità di affidare ai privati singoli servizi, «ma tale soluzione, da considerare con disfavore come extrema ratio, può essere adottata solo a seguito di infruttuoso esperimento della gara per l'aggiudicazione complessiva dei servizi». ■ Concessioni più lunghe. Ora la durata della concessione è di quattro anni, rinnovabile di altri quattro. Il rinnovo è, però, subordinato alla valutazione della soprintendenza. Le nuove regole prevedono, invece, gestioni di nove anni, che consentono ai privati un maggior respiro nella predisposizione e realizzazione del piano d'impresa. Altro elemento che gioca a favore dei gestori è l'aumento dell'aggio sui biglietti venduti, stabilito attualmente nel limite massimo del 15% e che, invece, aumenterebbe al 30 per cento. Si tratta, tuttavia, di una quota non predefinita, nel senso che la fissazione dell'aggio è lasciata alla dinamica delle offerte presentate al momento della gara. • Le mostre. Il progetto presentato dal concessionario può contemplare anche l'organizzazione di mostre ed eventi culturali, oltre che di attività promozionali. L'obiettivo è di «utilizzare al meglio le capacità imprenditoriali e gestionali dell'impresa privata, mettendole al servizio delle scelte culturali e scientifiche», che spettano invece alla soprintendenza. L'ottica è, dunque, quella di una maggiore collaborazione tra Stato e privati, ai quali è inoltre lasciata la possibilità di «reperire risorse esterne, mediante contratti di sponsorizzazione».
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