Cinema, sos modello Titanic. Non passa il decreto, il ministro chiede una tregua, il settore sciopera L. Jatt. Il Messaggero 8/10/2005
ROMA - La misura è colma, gridano gli operatori del cinema. Tanto che il 14 ottobre prossimo, che non a caso è un venerdì di "prime" cinematografiche, le sale rimarranno chiuse per protesta e si darà vita ad una manifestazione nazionale a Roma. Allo sciopero parteciperanno anche l'Afic (Associazione Festival Italiani di Cinema) e l'Assomusica. Sul piatto, il contenuto della Finanziaria 2006 che taglia il 35 per cento del Fondo Unico dello Spettacolo e penalizza in modo pesante il settore cinema: i fondi passano infatti da 84 a 54 milioni oltre ai tagli alle risorse del Lotto che l'anno scorso avevano fruttato al settore 8 milioni di euro. «Il Governo ha ufficialmente abbandonato il cinema» ha affermato ieri l'Anica mentre nel pomeriggio il ministro dei Beni Culturali, Rocco Buttiglione, ha invitato a trovare una strada comune: «Inutile fare polemiche, ora bisogna pensare al cinema italiano» e ha lanciato un appello a maggioranza e opposizione: «Sigliamo una tregua e troviamo insieme una via percorribile. Tecnicamente - ha proseguito Buttiglione - ci sono diversi cammini che si possono compiere e io invito tutti a fare un gesto di buona volontà. L'ostruzionismo può continuare su altre cose ma non sul cinema italiano». L'atmosfera rimane comunque incandescente. L'on. Giovanna Melandri dei Ds ha ribattuto alle parole del ministro: «Tecnicamente si può parlare di "tregua" quando ci sono due parti in guerra tra loro. In questo caso abbiamo invece assistito - dice la Melandri - dal 2001 ad oggi non ad una guerra tra maggioranza e opposizione ma ad un attacco frontale da parte dell'attuale Governo». La sola via percorribile per la Melandri è «fermare la spirale dei tagli progressivi al finanziamento pubblico avviata nel 2001 dal Governo Berlusconi, cancellare la legge manifesto sul cinema voluta da Urbani e ridare spazio ad una reale politica di sostegno alla musica, al teatro, alla danza e al cinema». E' sceso in campo anche Roberto Benigni, in attesa di uscire con il suo ultimo La tigre e la neve, parlando di «cultura, quella che in Italia conta sempre meno. Tutto lo spettacolo e il cinema in particolare non interessano più, visto che non gli si da alcun valore». L'Anica, da parte sua, dopo la decisione del Governo che ieri ha fatto decadere il decreto salva-cinema, ha affermato che «evidentemente si tratta di una decisione strategica che lascia andare alla deriva un intero settore il quale ora deve fare i conti con la sua crisi più nera mai subita». Sulla mancata approvazione del decreto "salva-cinema" si è espresso anche il direttore generale per il Cinema, Gaetano Blandini che sottolinea i contraccolpi negativi anche sulla recente produzione di «una trentina di film tra corti, opere prime e lungometraggi. Penso agli esordi di Bentivoglio e della Caselli, ai film di Marco Risi e Lizzani».
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