La finanziaria taglia 16 milioni ai teatri di Milano M.Gian. CORRIERE DELLA SERA cronaca Milano 07-OTT-2005
Meno 16 milioni solo per Milano. Pari a un taglio del 35 per cento. Indistinto. È il regalo della finanziaria a teatri, enti lirici e musicali milanesi per il 2006. Il taglio al Fus, il fondo unico dello spettacolo, provoca un'ondata di polemiche. «Tagli selvaggi e improduttivi» chiosa secco l'ex assessore alla Cultura, Salvatore Carrubba. «Tagli del genere portano alla chiusura di teatri e orchestre» gli fa eco il presidente della Fondazione Verdi, Luigi Corbani. Ma la proposta più radicale arriva dall'attuale assessore alla Cultura, Stefano Zecchi: «Bisognerebbe avere il coraggio e la competenza culturale di decidere sulla qualità delle istituzioni àrtistiche che ac- cedono al fondo e chiudere quelle prive di valore». Situazione difficile. Che se dovesse essere confermata potrebbe andare molto oltre le pur cupe previsione del ministro dei Beni Culturali, Rocco Buttielione. Oltre alla Scala rischierebbero la chiusura le eccellenze del teatro milanese a partire da quel Piccolo Teatro, regno di Strehler e Ronconi, al Franco Parenti, a tante strutture che con i finanziamenti del Fus pagano stipendi e affitti. «Forse - attacca Andrée Ruth Shammah - sarebbe meglio arrivare a uno scontro decisivo. Perché altrimenti si rischia che molte realtà teatrali si sentano ricattate dal mercato e non possano perseguire livelli di eccellenza». E rinforza la proposta di Zecchi: «All'interno dei ministeri sarebbe ora di fare delle scelte e pensare a tagli selettivi piuttosto che tagli a pioggia». Che sia ora di fare i conti con la spada di Damocle del Fus è anche l'idea di Carrubba: «La politica deve uscire allo scoperto e dire che un Paese non può fare a meno della cultura, che si può introdurre managerialità e che la cultura non si può reggere solo sul mercato». «Noi una proposta l'avevamo fatta - conclude Corbani -; che a ogni euro ricavato corrispondesse uh contributo pubblico del 50 per cento. Sarebbe stato un criterio rivoluzionario che avrebbe costretto tutti a fare i conti con "i conti", quelli veri».
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