Ruspe sotto accusa: Quei reperti spazzati via Aristide Malnati il Giorno cronaca Milano 07-OTT-2005
MILANO — Secondo la segnalazione partita da alcuni milanesi, sembra proprio che uno scempio archeologico di notevoli proporzioni si stia consumando ai danni di uno dei più significativi monumenti della Milano romana: l'anfiteatro di Via Arena. Qui nel corso dei primi secoli dell'Impero si consumavano spettacoli gladiatorii e giochi circensi e l'area archeologica interessata comprendeva strutture di varia natura ed era sicuramente più vasta di quella oggi visibile e riportata alla luce dagli scavi moderni. Secondo alcuni esperti, profondi conoscitori della conformazione dell'antica Mediolanum, non sarebbero ancora stati rinvenuti i resti delle celle dove venivano tenute le bestie feroci per gli spettacoli di circo o dove si trovavano gli stessi gladiatori tra un numero e l'altro. H proprio simili strutture - o almeno quel che resta - si troverebbero vicino alla curva nord-ovest dell'Arena e correrebbero il pencolo di essere cancellate per sempre, se iniziassero i lavori di edificazione di tre palazzi, tre «mostri» di nove piani ciascuno, che in ogni caso avrebbero un impatto ambientale devastante su una zona archeologicamente ricca di reperti e delicata. I primi - e fino ad ora gli unici ad aver dato l'allarme - sono stati alcuni inquilini dello stabile di Via Conca del Naviglio, 5, il cui interno
sarebbe oscuralo dai palazzi che sono in corso di costruzione. Alla lettera precisa e desiderosa di chiarimenti, indirizzata alla vicina Soprintendenza Archeologica per la Lombardia e per conoscenza ai Carabinieri per la tutela del Patrimonio culturale di Milano, la Soprintendenza stessa ha precisato che «in base a sondaggi effettuati nel 2003 la consistenza del deposito archeologico nell'area è nulla». E che comunque «ulteriori La denuncia dei residenti «Abbiamo documentato la distruzione di elementi strutturali». La risposta: «Nulla di rilevante»_ indagini in corso, estese a tutta l'area del cantiere, non hanno finora messo in luce reperti di interesse archeologico, ma solo resti di cantine postniedievali, clic hanno asportato la stniiigralia precedente». Ma la risposta non ha soddisfatto i residenti. «Il primo fatto da rilevare è che, mentre gli accertamenti archeologici della Soprintendenza sono ancora in corso, il permesso ali'impresa edilizia di costruire è già slato accordato: infatti il plastico del progetto è già visibile nella sede della regione, in via Pirelli», fanno notare gli inquilini di Via Conca del Naviglio, 5. «Inoltre - continuano - l'uso delle ruspe sembra eccessivo e regolato da una fretta quanto mai sospetta: tutti elementi che cozzano contro la logica di un normale scavo su terreni edificatili di probabile valore archeologico, bisognoso dunque di tempi più lunghi. Nostre foto inequivocabili testimoniano la rimozione e in alcuni casi la distruzione di importanti elementi strutturali e architettonici, forse ancora 'in situ'». E' comunque legittimo porsi alcune questioni: è possibile l'approvazione di un progetto di costruzione con gli scavi della Soprintendenza, atti a verificare il valore archeologico dei terreni, ancora in corso? E' credibile che l'area immediatamente adiacente allo stesso anfiteatro romano risulterebbe priva di qualsiasi valore archeologico, tanto da consentire l'edificazione di tre mostri comunque deturpanti? Dopo l'asportazione degli strati superficiali è archeologicamente corretto, in ottemperanza a una fretta sospetta, procedere con le ruspe in strati in posizione, destinati così ad essere totalmente cancellati?
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