Buttiglione: tagli alla cultura? Dovremo chiudere la Scala Pierluigi Panza Corriere della Sera – Milano, 06/10/2005
«Un taglio di 200 milioni di euro ai fondi dei Beni Culturali? Il sistema non regge, a meno di non chiudere la Scala o i musei». Parola di Rocco Buttiglione. Il ministro, ospite del programma «Omnibus» su La7, ieri mattina si è opposto con questa «minaccia» alla riduzione di spesa per il suo ministero disposta dalla finanziaria per il 2006. «A meno che non si voglia chiudere la Scala, non siamo in grado di reggere una riduzione così drastica. In un anno il flusso turistico in Italia è diminuito dell'1% mentre il turismo culturale è cresciuto del 4%». Dati che, secondo Buttiglione. dovrebbero invitare a una «revisione» dei tagli. Già lo scorso venerdì, riferiscono fonti a lui vicine, Buttiglione era uscito furibondo dal Consiglio dei ministri nel quale erano stati annunciati questi tagli. Ieri, dopo le dichiarazioni mattutine, si è visto con Tremonti. La prossima settimana Buttiglione incontrerà, separatamente, di nuovo Tremonti e il premier Silvio Berlusconi. Inutile sottolineare che il contributo statale resta fondamentale per il teatro. Tanto fondamentale che, nonostante la Scala sia dal '99 una Fondazione di diritto privato che si regge sull'accordo tra pubblico e privato, il neo-sovrintendente, Stéphane Lissner, ha sempre sottolineato «la vocazione di teatro pubblico della Scala». Lo Stato è, con il Comune di Milano (che è proprietario degli immobili concessi alla Fondazione Scala in comodato), il maggior contribuente del teatro lirico. Attraverso il Fondo unico per lo spettacolo (FUS), il Ministero per i Beni Culturali eroga 39 milioni di euro all'anno (più contributi straordinari) alla Scala. Una erogazione che, per quanto in diminuzione negli ultimi anni, suscita anche polemiche: secondo alcuni operatori del settore spettacoli la Scala prosciuga troppi fondi dal FUS; inoltre, sottolineano altri, nonostante i finanziamenti tutte le dodici (ora tredici) fondazioni liriche italiane sono in profondo rosso. Stato a parte, il Comune di Milano mette 6,7 milioni all'anno (più restauro degli immobili), la Regione Lombardia 2,5 (contributo raddoppiato nel 2004 per il restauro), la Provincia ha versato 103mila euro. Tra le fondazioni e gli enti che agiscono come soci privati i maggiori contribuenti sono la Fondazione Cariplo (7milioni e 200mila euro all'anno) e la Camera di Commercio. Tra le aziende private la più munifica resta la Pirelli, con 2,5 milioni all'anno (più contributi straordinari), seguita da Eni (1,5), Banca Intesa (che finanzia anche le singole serate) e Fininvest. Alcuni di questi privati, come Pirelli e Fininvest, hanno deliberato nel 2005 nuovi contributi. Altri soci privati, come le Acciaierie Riva, stanno entrando tra i fondatori, la cui assemblea nominerà alcuni dei consiglieri del prossimo Cda. E qui veniamo a un altro nodo. Il Cda, attualmente composto da sette membri (ora sei per le dimissioni di Marco Tronchetti Provera), è in scadenza per il 16 novembre. Ma, probabilmente, si dimetterà prima. Presto il sindaco convocherà l'assemblea dei soci fondatori. Sono definite modifiche di statuto che prevedono «una maggior pluralità ed equilibrio» tra fondi erogati e rappresentatività in consiglio. Difficilmente rivedremo gli attuali rappresentanti dei soci privati (Marco Tronchetti Provera, Fedele Confalonieri e Vittorio Mincato). Oltre ad Albertini (fino a scadenza del suo mandato di primo cittadino) dovrebbe restare in Consiglio il vicepresidente Bruno Ermolli, indicato tra i soci fondatori dalla Camera di Commercio.
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