La Reggia deve garantire un lavoro ai nostri cittadini Gianni Giacomino Stampa Torino 5/10/2005
Quale sarà la destinazione definitiva della Reggia? Quante persone lavoreranno all'interno del mega complesso sabaudo? Che tipo di corsi occorre avviare per formare delle nuove professionalità? Ecco le tre domande fonda-menali alle quali da tempo cercano di dare una risposta gli amministratori dei comuni che gravitano nell'orbita della Reggia, a partire da Venaria, Druento e Robassomero. Così i politici di zona hanno convocato una conferenza stampa nella quale è stata presentata una lettera inviata ai vertici della Regione e della Provincia, dove si chiede di concretizzare una volta per tutte il vero futuro della Reggia, il «più grande cantiere culturale d'Europa» che, secondo le stime, costerà 10 milioni di euro all'anno solo per la manutenzione. «Prima abbiamo badato al recupero architettonico della struttura - dicono Nicola Pollari e Carlo Vietti, sindaci rispettivamente di Venaria e Druento - adesso è arrivata l'ora di programmare il futuro occupazionale legato all'ex dimora sabauda, basta con le ipotesi e gli intenti, le proposte e i sogni tenuto conto che entro il prossimo anno buona parte della Reggia sarà fruibile al pubblico». Numeri, fino ad adesso, se ne sono snocciolati parecchi. «Ma nessuno - precisa Pollari - in maniera definitiva, con cognizione». Per questo gli amministratori propongono quello che hanno chiamato «un tavolo di trattativa per la buona occupazione», un incontro fra la domanda e l'offerta reale di un lavoro. In poche parole la Reggia potrebbe garantire una consistente boccata di ossigeno alla crisi occupazionale che attanaglia la cintura nord-ovest. «Anche perché ogni anno si presentano davanti ai nostri sportelli oltre 800 nuovi disoccupati che cercano una sistemazione dignitosa e molti sono anche uomini sulla quarantina che hanno appena perso il lavoro - sottolinea Maria Grazia Matta, la responsabile del Centro per l'Impiego di Venaria che raggruppa anche le realtà di Druento, Pianezza, Alpignano, Val della Torre, La Cassa, San Gillio e Givoletto . Noi siamo pronti ad affrontare la nuova scommessa, ma, è necessario capire quali siano le possibilità formative». Quali? Chi curerà i giardini, chi luciderà i pavimenti, chi spolvererà statue e sculture, chi si occuperà della sorveglianza. Profili definiti di «basso livello», ma, indispensabili per il funzionamento di un meccanismo che si preannuncia più complesso del previsto. «E poi restano ancora altre mansioni che non sono mai state definite chiaramente - spiegano ancora Pollali e Vietti -. Non vorremmo che la manodopera venisse reperita all'esterno. La Reggia può offrire un impiego a chi ne ha bisogno e alle categorie svantaggiate». Si parla di centinaia di nuovi posti di lavoro e di migliaia e migliaia di turisti che ogni anno dovrebbero riversarsi sulle rive del torrente Ceronda. Un'attesa che, per qualcuno, comincia a diventare troppo lunga. |