La Palestra del Duce senza tutela Gerardo Mazziotti Roma 5/10/2005I
Il patrimonio architettonico realizzato negli anni '30 e '40 è stato accumulato grazie al "gusto della bellezza" dei nostri predecessori. Ma pochissime delle opere di architettura moderna di quegli anni sono state vincolate per essere tutelate come patrimonio nazionale d'arte e di cultura. Tra queste non c'è la "Palestra del Duce" realizzata dall'architetto Luigi Moretti nel 1939 all'interno delle Terme al Foro Mussolini, ribattezzato Foro Italico. Bruno Zevi, nella sua "Controstoria dell'architettura italiana - Ottocento Novecento" ha scritto: "... nella casa della scherma al Foro Mussolini Moretti dimostra doti eccezionali creando un ambito vivificato dalla originale sezione del grande salone che configura una luminosità affascinante". Dimenticata da decenni e adibita agli usi più stravaganti questa straordinaria opera di architettura moderna corre il rischio di scomparire dal panorama architettonico italiano. Per scongiurarlo occorre avocarla al patrimonio del Ministero per i Beni Culturali per essere recuperata attraverso un rigoroso restauro filologico. In omaggio alla tesi di LeCorbusier secondo il quale "l'architettura è al di là dell'utile" la Palestra non dovrebbe avere altra destinazione che quella di monumento di se stessa. Esattamente come il padiglione della Germania che Mies van Der Rohe realizzò all'Esposizione di Barcellona del 1929 e che, distrutto durante la guerra civile spagnola, è stato fedelmente ricostruito per entrare a far parte del patrimonio cittadino d'arte e di cultura e per essere offerto al godimento spirituale dei visitatori. Per sollecitare il Ministero a occuparsene Mirella Barracco, Corrado Bèguinot, Ermanno Corsi, Nino Daniele, Guido D'Angelo, Renato De Fusco, Roberto Di Stefano, Andrea Geremicca, Antonio Guizzi, Aldo Masullo, Vittorio Paliotti, Antonio Parlato, Geppi Rippa, Francesco e Massimo Rosi, Aldo Rossi Loris, Alfonso Ruffo, Genny Sangiuliano, Alfredo Sbriziolo, Vittorio Sgarbi, Max Vajro, Maurizio Valenzi ed io abbiamo firmato nel luglio del 2000 un Manifesto in difesa della Palestra. La stampa cittadina e nazionale ebbe modo di rilevare come il recupero della Palestra stesse a cuore anche a intellettuali di sinistra a dimostrazione che, in quanto espressioni artistiche, nessuna delle opere realizzate durante il Ventennio mussoliniano non può essere etichettata come "fascista". Tant'è vero che la documentazione grafica e fotografica è stata pubblicata col titolo "La palestra del Duce" nel n° 541 del novembre 2000 di "l'Architettura/cronache e storia" diretta da un antifascista come Furio Colombo, che allora dirigeva anche l'Unità. Il ministro dei Beni Culturali, Giovanna Meandri, dimostrò di volersene seriamente occupare, attivando il suo Ministero e il comune di Roma, ma, con la vittoria della CdL, dovette passare il testimone a Giuliano Urbani e al suo sottosegretario Vittorio Sgarbi. Ma questi, impegnato nella battaglia, meritoria, contro la manomissione delle città d'arte ad opera di "architetti rozzi e incolti" e nell'altra, autocratica e arrogante, di contrastare il progetto di Arata Isozaki della pensilina alla Galleria degli Uffizi, non ebbe tempo e voglia per occuparsi della Palestra del Duce. Dimenticando di essere tra i firmatari del Manifesto. Come non li hanno avuti i tanti sottosegretari del governo Berlusconi, più volte sollecitati. Rebus sic stantibus, un dubbio mi assale: non è che dobbiamo auspicare il ritorno di Giovanna Meandri al ministero dei Beni Culturali per vedere la Palestra del Duce riportata allo splendore del suo primo giorno ? |