BARI: Non lasciamo morire i nostri teatri: Un forum al Petruzzelli sul futuro dei nostri teatri ALBA SASSO* 04/10/2005, La Repubblica, Bari
CARO DIRETTORE, che peccato. Rischia di chiudersi frettolosamente, sotto la mannaia della legge Finanziaria, un dibattito importante che, da alcune settimane, sta occupando addetti ai lavori e cittadini, intorno al tema del futuro dei teatri baresi, del loro utilizzo, ingenerale delle prospettive del lavoro culturale nella nostra terra. La garrota stretta attorno al Fondo Unico dello Spettacolo, il taglio ai contributi del Lotto, rendono le prospettive di tutta l'attività culturale dense di nubi e di preoccupazioni. Di colpo, il dibattito sull'uso del Margherita e degli altri teatri, assume un tono vagamente surreale. Di cosa parliamo? DI UNA ricostruzione che si fa sempre più lontana, di monumenti al nulla che sembrano destinati a occupare uno spazio di testimonianza, dell'indifferenza di governi nazionali al loro destino, e delle conseguenti e sempre più drammatiche difficoltà dei governi locali. Peccato, perché il dibattito sembrava finalmente volare oltre gli sterili rivendicazionismi, le gelosie eie rivalità tipiche del mondo delle arti, per confrontarsi su prospettive e proposte finalmente concrete. Anche se la ricostruzione dei teatri è strada impervia e tutta in salita. E inviterei a non dar nulla per scontato. Per stare al dibattito avviato su queste pagine, mi sembra ormai chiaro che, quando saranno ultimati i lavori dei restauri, a nessuno sarà consentito mettere il cappello su questo o quel teatro. Nessuno potrà rivendicare una esclusività d'uso. Non potrà esserci il teatro mio, o nostro, ma quello di una città e del suo sistema culturale (se sarà riuscita a darsene uno). La stessa proposta di fare del Margherita una Casa della danza, così come è stataformulata, mi sembra vada nella direzione di coltivare per ciascuno spazio quella sorta di "vocazione particolare" che da tutti è riconosciuta: prosa al Piccinni, danza al Margherita, lirica al Petruzzelli, musica all'Auditorium. Al tempo stesso occorre prendere consapevolezza che proprio questi ambiti così definiti permetterebbero di sviluppare un sistema-spettacolo che riesca, in ognuno di questi contenitori, a sviluppare tutte le interazioni possibili, evitando ogni forma di ghettizzazione, sia pure nobile e artisticamente scintillante. Il dibattito ha svelato che esistono le forze, e le intelligenze, per superare localismi, ritardi e incapacità progettuali. C'è voglia di fare rete, non solo di parlarne nei convegni. C'è consapevolezza che le diversità sono una ricchezza straordinaria da mettere a frutto. C'è bisogno che lo spettacolo e la cultura diventino, nella consapevolezza di tutti, una grande possibilità di sviluppo per la nostra terra insieme col turismo. Credo sia ancora più urgente rilanciare un appello già rivolto agli imprenditori baresi. Ci sono le idee, ci sono i soggetti protagonisti, una generazione di giovani che operano con passione straordinaria. Investire in questo settore non è un avventura, è una intelligente operazione imprenditoriale, e non si capisce il perché di esitazioni e timidezze. Le banche,le fondazioni, le associazioni di categorie produttive devono riuscire a cogliere le straordinarie opportunità che si offrono loro. I tagli del governo, certo, rendono più difficile, ma anche più affascinante una sfida che è quella di un nuovo Mezzogiorno. Tanti in questa nostra terra non sono disposti malinconicamente ad accettare che sia possibile vivere senza teatri, senza musica, senza danza. Ma bisogna agire ora e subito. Trovare strade per rispondere aunbrutto pugno in faccia. Una grande manifestazione di tutti gli artisti pugliesi, al Petruzzelli, sarebbe il modo migliore di incominciare a realizzare questi progetti. E anche un momento di verifica, tra chi vuole, e chi no, far vivere la cultura nella nostra terra. *deputato Ds
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